Recensione di Cometa – Gregorio Magini

Recensione di Cometa – Gregorio Magini

Questo è l’incipit di Cometa, di Gregorio Magini:

“I miei genitori scopavano sempre e mi piaceva guardarli. Il mio primo ricordo è mamma in ginocchio che sussulta sotto i colpi del bacino di papà. Mi godevo lo spettacolo e mi succhiavo le gengive.”

Indubbiamente l’immagine collettiva e condivisa dello sguardo innocente di un neonato viene brutalmente mutata in una prospettiva precocemente edonistica e materiale, Gregorio Magini ci presenta, in Cometa, una realtà in cui il sesso fa parte del quotidiano, è immagine archetipica che in quanto tale non ha necessità di censura.

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“Siccome ero miope come un cane, ammetto di non avere la certezza che quel sedere appartenesse proprio a mamma e quei lombi proprio a papà. Mi sembra improbabile, tuttavia, che introducessero estranei in camera per accoppiarsi davanti a un infante mezzo cieco.”

Ci chiede di tornare indietro Gregorio, c’è pur stata un’epoca in cui il sesso era vissuto liberamente quando le case erano ricche di decorazioni itifalliche e niente era proibito, o quasi.

Mi sembrava tutto così allegro e naturale, non avrei mai immaginato che nei primi anni ottanta l’edonismo stava diventando una faccenda costosa e rischiosa, i costumi sessuali dei giovani di classe media nei paesi NATO entravano in una fase problematica (…) Perciò, quando mamma e papà e compagnia si ritirarono in camera, fui preso completamente alla sprovvista.”

Il personaggio di Cometa, Raffaele, vuole dirci che da quel momento dovette accettare un sorta di felicità in formato ridotto perché “imbrigliare” le pulsioni, nasconderle, è un po’ come rimuoverle.

Interessante certamente questa “identità” in nuce con forti connotazioni dionisiache e destinata ad essere definita e percepita, crescendo, una “identità borderline”.

Il secondo personaggio, Fabio, vive in una realtà virtuale, fatta di videogiochi.

Lui nega e comprende allo stesso tempo, che il suo è il rifiuto di una realtà insopportabile.

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“… doveva reprimere la voglia di ammazzare i commensali. (…) Peggio ancora della voglia di uccidere, era quella cosa, una contrazione della punta del pene simile a quella dell’orgasmo, ma a secco, per così dire, senza piacere. Gli faceva pensare che nella sua testa c’era qualcosa di malato.”

Fabio è un nevrotico che non arriva a trovare soddisfazioni e godimento.

Tagliente e senza filtri la prosa di Magini disegna due personaggi ai margini, una storia di amicizia dove l’esposizione al dolore, di Fabio, lo conduce al riconoscimento della propria diversità e dove l’equilibrio esistenziale precario, di Raffaele, non riuscirà a condurlo fuori dalla dimensione “mercenaria” del sesso e dell’amore fisico. Una scrittura emotiva e potente.

COMETA – NEO EDIZIONI – 2018

 

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