Recensione di Tartarughe All’Infinito – John Green

Recensione di Tartarughe All’Infinito – John Green

La protagonista di Tartarughe All’Infinito di John Green si chiama Aza Holmes, ha sedici anni e vive con sua madre (il padre è morto).
Aza è, vista dall’esterno, una adolescente come tante ma l’apparenza inganna perché in realtà lotta per convivere con disturbi ossessivo compulsivi. Aza ha paura dei microbi, in particolare teme il “clostridium difficile” (non ci crederete ma la scorsa estate io e mia madre abbiamo rischiato di prenderlo!) è ossessionata dalla paura di venirne contagiata e di morire.

“Ci sono qualcosa come mille volte più microbi che vivono nel mio specifico bioma di quanti sono gli esseri umani sulla Terra, e spesso mi sembra di sentirli vivere, riprodursi e morire dentro e sopra di me.”

Tartarughe All’Infinito è un romanzo di formazione doloroso, difficile, un viaggio nei meandri della mente di una ragazzina fragile alla ricerca di se stessa.

“Non c’è nessun me da detestare. È come se quando mi guardo dentro non ci fosse un vero me, ma solo un mucchio di pensieri, comportamenti e circostanze”.

La storia di Tartarughe All’Infinito si evolve portando fuori dal guscio Aza, John Green “fa intervenire”  la sua amica Daisy (una fan sfegatata di Star Wars) che la convince ad indagare con lei sulla scomparsa del miliardario Russel Picket, padre di Davis, vecchia fiamma di Aza.

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“Ogni tartaruga poggia su un’altra tartaruga “, è la metafora che John Green utilizza per spiegare la “regressione infinita” e la nascita dell’universo. Green in Tartarughe all’infinito approfondisce magistralmente il tema dei disturbi mentali (lui stesso ne ha sofferto), della solitudine, della ricerca di una identità.

“Hai ragione a dire che il sé non è semplice, Aza. Forse non è nemmeno singolare. Il sé è una pluralità, ma le pluralità possono anche essere integrate giusto? Pensa ad un arcobaleno. E’ un arco di luce, però è anche sette archi di luce di colori diversi”.

“Ero l’amica di Daisy, o la figlia di Ms Holmes. Ero qualcosa di qualcuno.”

TARTARUGHE ALL’INFINITO – RIZZOLI – 2017


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