Recensione di Swing Time – Zadie Smith

Recensione di Swing Time – Zadie Smith

Swing Time di Zadie Smith è un romanzo scritto in prima persona, dalla narratrice/protagonista della quale alla fine del libro conosceremo ogni minima sfumatura ma mai il suo nome.

Il titolo Swing Time prende spunto dall’omonimo film del 1936 con Fred Astaire e Ginger Rogers, ballerini che la protagonista adora e imita.

Di danza si parla molto ed è proprio attraverso questa che la protagonista conoscerà l’amica Tracey, tanto diversa da lei quanto fonte di ispirazione. Entrambe nate nei sobborghi di Londra, di colore, appartenenti alle famiglie multirazziali; ma la narratrice è figlia di una madre che vuole una rivincita dalla vita e che diventerà una parlamentare, mentre l’amica Tracy è il prodotto di una società che non la vedrà mai vincente, anche se piena di immenso talento artistico.

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La protagonista crescendo vivrà una vita riflessa, all’ombra della sua datrice di lavoro, una famosissima popostar, Aimee, che per la sua filantropia la condurrà in Africa in una missione di beneficienza. E’ propria la comparazione tra la vita dorata della cantante e quella del piccolo e poverissimo villaggio africano che renderà chiaro nella mente della protagonista la grande contraddizione del mondo, che rivede anche nella vita dell’amica Tracy, che rimarrà legata per sempre a quei sobborghi di periferia e non spiccherà mai il volo verso una rivalsa.

Ma in fondo anche la protagonista si potrà definire una vincente?

Una risposta che la scrittrice lascia a ciascuno dei suoi lettori. Perché il libro è privo di un giudizio e la vita di ognuno è la somma di quelle aspirazioni che si è riusciti a realizzare.

Swing Time è un romanzo che fa il giro del mondo. Londra, Parigi, New York, Africa. Anche temporalmente fa passare il lettore da un presente a un passato della vita delle due protagoniste con un filo continuo fino all’epilogo in cui in un certo senso si traggono le conclusioni del proprio agire.

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