Animali Notturni, una citazione:
“Tra culi, tette, briscole, cocktail annacquati e righe nei cessi, le nottate si muovevano veloci verso il mattino. Eravamo però una pentola a pressione pronta per esplodere. Ma ancora non lo sapevamo. Tutto è precipitato nell’estate del 2013.”
Se hai vent’anni negli anni Zero, le possibilità sono poche.
Il mito del lavoro in giacca e cravatta, con mutuo e aspirazioni borghesi, è pura utopia.
Vale anche a Milano, che però vive una doppia esistenza: di giorno è la città grigia degli uffici e del fatturato, dopo il tramonto diventa una metropoli seducente nella quale perdersi.
E allora, dato che il futuro non è più un’opzione, non rimane che la notte.
E con lei la musica, l’alcol, la cocaina, i pr, le cubiste, i buttafuori e le file davanti ai locali.
È in queste serate che conosciamo Mick, il principe delle feste, e Mon Chéri, che si guadagna la vita facendo lap dance.
E poi c’è una ragazza coi capelli rossi che in quel mondo luccicante e bizzarro vorrebbe disperatamente capire chi è davvero.
Insieme agli animali notturni ci spostiamo in sciame: dai bar dove sbronzarsi ai club sotterranei, dall’aria umida dei night club agli after negli appartamenti mentre fuori è già l’alba.
L’obiettivo è partecipare a un party lunghissimo, infinito, perché se tutti quanti lo desiderano nello stesso istante, magari il giorno dopo il sole su Milano non sorgerà.
Ma quando le persone cominciano a buttarsi dai palazzi, e quando la presenza di un predatore sessuale genera un clima di psicosi, gli animali notturni capiscono che il loro territorio è sotto attacco.
Con la sicurezza di chi quegli anni se li è bevuti alla goccia, Carlotta Vagnoli cattura la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra.
Quando i cellulari avevano ancora i tasti veri, Facebook muoveva i primi passi e si restava in contatto su Myspace.
Questo romanzo dà voce a una generazione perennemente esclusa, sfruttata, messa da parte: quella dei millennials.
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Una fotografia a frantumi di ragazze e ragazzi che qualcuno, un giorno, ha deciso di masticare e sputare via senza nemmeno guardare negli occhi.
Carlotta Vagnoli ha scritto Animali Notturni senza mai provare pietà, neanche verso sé stessa.
In questo libro ci ricorda che nessuno di noi è davvero innocente.
Le suggestioni e gli omaggi nel romanzo sono molteplici: c’è Bret Easton Ellis, c’è Palahniuk ma anche un po’ della delicatezza de “Il Giovane Holden”, mentre il racconto del ventre scuro di Milano mi riporta alle pagine de “La città dei vivi” di Lagioia.
Animali Notturni è il racconto di una generazione, la nostra: palpitante ma narcotizzata (da alcol, droghe, sesso, capitalismo selvaggio), acculturata ma priva di vere possibilità lavorative, disillusa ma romantica, seppur a modo suo.
E tutte le metropoli e i ragazzi di quegli anni, dopo tutto, si assomigliano.
Tante promesse, tutte disattese, e la necessità di trovare conforto nel qui e ora.
Nessun rimpianto, ma un contorno festaiolo, per quanto sfrenato, non può essere né un palliativo né tantomeno uno scudo.
La verità è che siamo rimasti con il cerino in mano, e ci siamo barcamenati come potevamo.
La nostra generazione si meritava di più.
Più protezione, più ascolto, più opportunità.
Grazie Carlotta, per avercelo ricordato.
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ANIMALI NOTTURNI – EINAUDI – 2024
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