Arresti Domiciliari di Alan Bennett è una retrospettiva lucida di quello che abbiamo vissuto durante il lockdown. Anche il sottotitolo lo suggerisce in maniera chiara: “Diari della pandemia.”
Siamo stati tutti chiusi per tre mesi in quel 2020 che ha sancito il Covid19 come interprete principale dell’anno. Fautore di una pandemia che col senno di poi ha lasciato più strascichi nella società che nelle conseguenze dello stesso virus.
In Arresti Domiciliari, protagonista dei suoi diari è lo stesso Bennett con il suo Rupert, relegati entrambi in quel di Londra per affrontare come tutti la chiusura forzata dentro casa.
L’autore mostra innanzitutto l’umanità di una segregazione. Con quei pensieri che da veloci e fugaci diventano sempre più riflessivi via via che aumenta il tempo di permanenza in casa.
Com’è normale che sia, in lui riaffiorano ricordi che s’intrecciano a riflessioni sul presente, all’analisi sociale e a quella politica. Poi appare l’ironia, quella leggera e sfrontata, che ha sempre caratterizzato la scrittura di Alan Bennett. Appaiono scenette che fotografano situazioni surreali sdoganate dal giudizio sociale invece come assolutamente normali. Come i venditori porta a porta all’epoca della pandemia.
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“Ma una persona sta respirando la mia stessa aria sulla soglia di casa e i soldi sono veicolo di contagio, quindi non faccio nemmeno il tentativo di comprare qualcosa per liberarmene e mi ritrovo a pronunciare (insensatamente) le seguenti parole: <<mi scusi ma abbiamo il virus>>: una bugia che il ragazzo accetta, mite; si gira e se ne va prima che io chiuda la porta.”
Tutto è incorniciato in azioni e pensieri che ognuno di noi ha avuto durante quei mesi in casa. In più però c’è lo stile del grande scrittore a imprimere al racconto, e quindi ai suoi diari, una voce unica e delicatamente potente.
Si scorre nei giorni con con l’attesa per quello successivo.
“Ho un solo appunto: visto che mi sto isolando insieme al mio partner, sarebbe sensato vaccinare anche lui.”
Si va avanti fino a quando il lockdown finisce. Si può tornare a casa. Il viaggio di ritorno però non è scontato. E quei ricordi riaffiorati nei tre mesi sono ancora lì a galla nella mente. Generano tenerezza e malinconia. E mancanza pure, per gli affetti che non ci sono più
ARRESTI DOMICILIARI – ADELPHI – 2023
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