Bare Intagliate A Mano è un racconto del genio dell’intreccio nella trama e nella suspence, Truman Capote. Noto al grande pubblico per titoli come “A sangue freddo” e “Colazione da Tiffany.”
Nell’anno del centenario dalla sua nascita sono tante le dimostrazioni di affetto riscontrate nel mondo letterario e questa della Garzanti ne è una di quelle.
In Bare Intagliate A Mano c’è un perfetta commistione tra romanzo e realtà, come già avvenuto nel cult “A sangue freddo”. Al contrario però di quanto sembrato al tempo della sua uscita, non ha nulla a che vedere con il suo celebre romanzo bensì ne è una trasfigurazione in un’altra realtà dove avvengono strani ed efferati omicidi.
Una cittadina dell’ovest americano viene colorata dal sangue di due vittime senza un’apparente colpa concreta. I due, marito e moglie, vengono trovati nella propria auto, uccisi da nove serpenti oltretutto ipereccitati da punture di anfetamina.
Questo fa sì che TC (iniziali di Truman Capote) e Jake Pepper, l’investigatore incaricato di risolvere gli omicidi, entrino in una spirale di nuovi omicidi tutti contraddistinti da un presagio sotto forma di regalo.
Infatti alla futura vittima arriva sempre una piccola bara intagliata a mano con dentro una sua foto. E da lì, probabilmente non avrà scampo.
Dico probabilmente perché anche lo stesso Jake Pepper potrebbe subirne, direttamente o indirettamente, le mira del serial killer. E indaga allora sempre con più cocciutaggine puntando alle volte anche alle pendici della pazzia.
Lo stesso TC rimane intelaiato nella trama di Bare Intagliate A Mano perché anche lui non si sottrarrà a indagare sui possibili moventi di tanta cruda cattiveria.
“Pochi minuti dopo, però, ero sveglio; o meglio mi trovavo in una zona tra il sonno e la veglia, la mente era come un prisma di cristallo, un arnese sospeso che coglieva i riflessi di immagini vorticanti: la testa di un uomo tra le foglie, i finestrini di una macchina schizzati di veleno, occhi di serpente che fluttuavano in una caligine dovuta all’afa, fuoco che divampava da sottoterra, pugni ustionati che picchiavano contro la botola di una cantina, un cavo metallico che scintillava nel crepuscolo, un busto d’uomo su uno sterrato, una testa tra le foglie, il fuoco, il fuoco, il fuoco che scorreva come un fiume, un fiume, un fiume.”
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Lo sfondo è quello dell’America latifondista e conservatrice dove la giustizia fatica a districarsi prima di tutto sullo stesso territorio composte da boschi impenetrabili e fiumi impetuosi. E la stessa verità ne rimane intrappolata e rischia di non vedere la luce e/o salire a galla.
Truman Capote svela quest’America con una maestria talmente grande da diventare punto di riferimento per aspiranti scrittori grazie a tutto quello che mostra andando avanti nella storia.
I colpi di scena si stagliano all’improvviso e mai con un ritmo e un approccio uguale a quello precedente.
I personaggi, proprio grazie alla sua stessa invenzione del romanzo-verità, sembrano uscire dalle pagine per materializzarsi accanto al lettore e con lui rimanere col fiato sospeso fino alla risoluzione della trama.
Risoluzione che non ha nulla di scontato e anche qui insegna come terminare un piccolo capolavoro narrativo.
Sei sempre attento a capire dove porterà il filo del discorso quando d’un tratto, appena meno te la aspetti, la trama vira con naturalità verso nuovi lidi che erano stati battuti con velata maestria e che si accendono come tutta questa storia al cardiopalma.
In Bare Intagliate A Mano i ricordi di Capote si intrecciano con le sue chiacchierate da giornalista investigativo creando un impasto letterario unico perché gestito in maniera perfetta dallo stesso autore. Un libro che si legge tutto di un fiato.
È anche un ottimo regalo per l’amico/a in cerca di un thriller che non appaia mai scontato.
BARE INTAGLIATE A MANO – GARZANTI – 2024
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