Recensione di Born to Run – Bruce Springsteen

Recensione di Born to Run – Bruce Springsteen

Born to Run, una citazione:

“Volevo fare un disco che sembrasse l’ultimo della Terra, l’ultimo disco che potresti ascoltare…l’ultimo che avrai mai BISOGNO di ascoltare. Un rumore sontuoso…e poi l’apocalisse. Il vigore fisico del brano veniva da Elvis, mentre a Dylan, naturalmente, si ispiravano l’immaginario e l’idea di scrivere una canzone non su QUALCOSA, ma su TUTTO.”

Born to Run, appunto.

Può un ragazzo della working class di Freehold (New Jersey), che si autodefinisce “non un genio” dal punto di vista della tecnica musicale e non in possesso di una gran voce come cantante, diventare il cantore dell’America più profonda e sincera?

Si, se nelle tue vene scorre sangue irlandese e italiano. Se hai una forza d’animo e una “visione” di te stesso come estensione della tua musica e se, soprattutto, ti chiami Bruce Springsteen. Se ti chiamano il Boss, ciò non può avvenire a caso.

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Un’autobiografia che ripercorre più di 40 anni di carriera a tavoletta e tanta gavetta, un racconto personale, schietto, privo di fronzoli e belletti ma estremamente vitale, come lui.

Il Boss deve molto a quel brano e a quell’album, il terzo, che lo lanciò nell’Olimpo delle rockstar, 8 pezzi che sono un mix di “new jersey-Orbison-Pavarotti”, come scrive lui stesso.

Born To Run avrebbe anche potuto chiamarsi “Born in the USA”, per la fede che trasmette nella terra del sudore e delle opportunità. Lui, teenager fulminato dal rock sulla via di Damasco, dopo aver visto Elvis in TV all’Ed Sullivan Show.

Niente è regalato, ma se hai passione, pazienza e palle puoi raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato. Grazie alla bellezza del duro lavoro e all’applicazione metodica del talento. Sempre se tieni la barra a dritta alla ricerca della verità, altra parola feticcio del Boss.

È proprio la volontà di veicolare un messaggio che lo differenzia da tanti altri musicisti. La sua ricerca di una musica identitaria, di un senso nella vita sua e degli uomini in generale, con un occhio teso al futuro.

Bruce ha avuto – ed ha – un’idea forte da comunicare, ed una musica ugualmente potente per accompagnare questo messaggio.
Casa, radici, comunità, sangue, responsabilità, resistenza, vita. Sono le stelle polari del suo percorso musicale e di vita.

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Tanti fotogrammi, tanti album, ognuno con una propria identità ed una sua ricerca, alla costante ricerca di “quel sound” che Springsteen voleva creare in quel momento della sua vita e della sua carriera.

L’artista Springsteen è diverso dall’uomo Bruce, e nel libro non si fa remore nel mettere a nudo tutte le paure e le insicurezze, a parlare del suo “pozzo emotivo” con il quale ha dovuto fare i conti nel corso della sua vita, in primis il suo non facile rapporto con il padre.

Prima che un grande artista, con delle storie vere da raccontare, l’uomo Bruce emerge dalle pagine come figura estremamente complessa e affascinante. Si racconta con umiltà, sincerità e nessun tipo di accondiscendenza o agiografia. Ma sempre accompagnato, nel corso degli anni, da quel manipolo di amici, colleghi, fratelli, che non sono altro che la E Street Band. La sua più grande storia d’amore. Dopo la moglie Patti, ca va sans dire.

BORN TO RUN – MONDADORI – 2016


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