Come Il Cielo Di Belfast. Spesso un cielo in bianco e nero.
Falls Road e Shankill Road. Quartiere nazionalista cattolico e quartiere unionista protestante. Due strade, due ghetti apparentemente agli antipodi ma in fondo così simili. Disoccupazione, povertà, voglia di riscatto.
L’Irlanda del Nord di fine anni ’90 è una terra lacerata dal conflitto ma forse pronta finalmente a scacciare via quel demone chiamato violenza.
A Belfast arriva Gaia. Provenienza Genova, Italia. A Belfast è cresciuto Martin, ragazzo protestante dall’animo gentile.
Gaia corre in aiuto di Luca, il suo amico fidato. O almeno questo crede. Luca sta per sposare Roisin, fanciulla dai capelli rossi del quartiere nazionalista di Belfast, Falls Road.
La bella ragazza italiana ha un’amicizia speciale con Luca. Ha paura che stia affrettando i tempi, ha paura che lo stia perdendo per sempre. Ma Gaia ha un’altra preoccupazione: qualcuno sta per irrompere prepotentemente nella sua vita. Liam.
Liam, il ragazzo irlandese dai modi garbati, dalla dolcezza che ti prende il cuore. Il ragazzo irlandese dagli occhi dolci, dal portamento sicuro. Liam, bello ma non impossibile. O forse.
La famiglia di Roisin è la classica ciurma di Falls. Tanti, rumorosi e ospitali. Ma ostinatamente pronti a difendersi dagli attacchi dell’esercito britannico e dei vicini lealisti: “Michael e Kieran sono seduti al tavolo della sala, davanti a due bottiglie di birra e ad altrettante pistole.”
Gaia ha difficoltà a digerire questo. Detesta Luca per averla trascinata in una città ostile, una città dove la tensione la fa da padrona. In una città in guerra. L’Irlanda dei folletti e delle scogliere è troppo lontana.
Odia Luca per aver incontrato proprio qui l’uomo della sua vita, l’altra metà che le mancava: “Vorrei morire. È tutta la vita che aspetto un uomo così e lo vado a trovare nella terra di nessuna pace e tranquillità e, come se non bastasse, non avrò occasione di rivederlo in futuro.”
Ma l’amore può vincere su tutto.
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Martin vive, cresce, respira Belfast sin da bambino. Ha una vita a prima vista normale, senza sussulti, senza eccessive complicanze. Così può sembrare. Il padre ha perso il lavoro per lasciare spazio ad un altro padre di famiglia, ad una altra vittima di questa sporca guerra. Il padre, dilaniato dal dolore, la farà finita molto presto.
In famiglia l’odio è impersonificato dal fratello di Martin, Kevin. Il fratellone lavora nel corpo di polizia federale dell’Irlanda del Nord, la RUC. Il fratellone odia i vicini nazionalisti, gli sporchi feniani, i bastardi cattolici. La rabbia di Kevin non faticherà ad esplodere, non esiterà a mietere vittime.
Martin non è solo, ha Patrick. Il gigante buono, l’amico di sempre, il cattolico sornione. Il conflitto nordirlandese gli scivola addosso, lui non farebbe del male ad una mosca. Ma l’attenzione deve essere sempre massima: “Patrick si sente come un grosso bue che va al macello ogni volta che attraversa la peace lines. Come sempre, dove il muro di pietra e di metallo è interrotto, ci sono posti di blocco dell’esercito. Non che lui abbia qualcosa da nascondere ma per un cattolico che passa dall’altra parte, beh, non è verto una passeggiata.”
Questo equilibrio precario si romperà bruscamente. Il desiderio di cieca vendetta si abbatterà anche sul povero Martin: “Per la prima volta Martin prova un odio di smisurata intensità verso l’altra parte.”
Ma l’amore può vincere su tutto.
La pace, però comincia a fare capolino. Non è più una dannata illusione. Nazionalisti e unionisti potranno vivere senza più angoscia, senza più timori: “Belfast esulta. La gente si riversa in strada inscenando numerosi cortei. L’Ira, in un comunicato letto alla televisione di Dublino, ha appena annunciato la cessazione delle ostilità, unilateralmente e incondizionatamente.”
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Come Il Cielo Di Belfast è una lettura piacevole, scorrevole. Due storie intrecciate. Due storie di amicizia, di amore, di emozioni forti. Gaia e Martin con i loro sogni, con i loro fantasmi. Con un futuro che più incerto non si può.
Elena Magnani proietta il lettore direttamente nella working class nordirlandese condividendone gioie, dolori e paure. L’autrice scatta una bellissima istantanea di Belfast, ne coglie le sfumature, ne esalta le tinte forti.
D’altronde, “Il cielo, qui da noi, non è mai del tutto azzurro.”
Sì, ma si sta schiarendo. Diventerà presto un cielo a colori.
COME IL CIELO DI BELFAST – LETTERE ANIMATE – 2016
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