Conversazioni Dopo Un Funerale di Yasmina Reza – Recensione


Conversazioni Dopo Un Funerale Recensioni

Conversazioni Dopo Un Funerale, una citazione:

“Ascoltami, papà. Sei costretto ad ascoltarmi, hai le narici piene di terra, non puoi urlare. Adesso sono io che urlo da solo, non faccio altro che urlare. Quando mi guardo, ho l’impressione di essere un vecchietto. Urlo, mi dimeno come un botolo, ho come una cosa stretta qui, tra le labbra.”

Aveva venticinque anni, Yasmina Reza, quando ha scritto questa pièce, e ci si stupisce, rileggendola oggi, nel vedere a che punto avesse già affinato i suoi strumenti.

Una scrittura da cui viene espulso tutto il superfluo («il grasso», come lo chiama lei); un ritmo scandito da pochissimi elementi (le pause, i mo­menti di buio); la capacità di far intuire allo spetta­tore (e al lettore) gli stati d’animo dei personaggi, e le dinamiche che si stabiliscono tra loro, mediante gesti minimi, frasi in apparenza anodine, scambi di occhiate

E la strepitosa abilità, che è solo sua, nel mescolare il registro del comico e quello del tragico.

Perfino, come in questo caso, nelle ore successive al­la cerimonia con cui tre fratelli, insieme alla ex com­pagna di uno di loro e a uno zio munito di consorte, hanno seppellito il padre nel giardino di casa.

Quel­lo a cui assisteremo sarà l’affiorare di conflitti laten­ti, antiche gelosie, dolori e rancori la cui rimozione ha provocato piaghe mai rimarginate.

Il velo sui segreti di famiglia si solleva a poco a poco – o si lace­ra con violenza – davanti agli occhi del lettore, fino alla catarsi.

E sullo sfondo una do­manda: ma papà se la faceva o no la signora della pedicure?

Scritta fra il 1983 e il 1984, la pièce Conversazioni Dopo Un Funerale ha ottenuto il premio Molière nel 1987, l’anno in cui è andata in scena.

Di Yasmina Reza – oggi la più celebrata drammaturga di lingua francese – Adelphi ha pubblicato tre romanzi, tra cui Serge Recensione di Serge – Yasmina Reza.

Conversazioni Dopo Un Funerale è un potenziale “tutti contro tutti”, in cui i personaggi sono rappresentati, come nel teatro giapponese Nō, attraverso le ombre che proiettano: piccole ferite, recriminazioni, acrimonie, desideri di una vita.

Sono gli intervalli e i bui che frammentano i dialoghi a scandire il respiro del racconto.

Una narrazione che mostra per sottrazione, spartana nei dialoghi e al contempo densa nel riportare i moti degli animi dei protagonisti.

La Reza si dimostra ancora una volta una maestra nel frugare l’animo umano, con sensibilità e maestria riesce a rendere i personaggi nudi alla nostra vista.

Il lettore ha la sensazione di trovarsi davvero dentro la scena, quasi di disturbare.

In Conversazioni Dopo Un Funerale diveniamo i voyeur del dolore di una famiglia.

Una famiglia che assomiglia tanto alla nostra.

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CONVERSAZIONI DOPO UN FUNERALE – ADELPHI – 2023

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