Cose Che Non Si Raccontano, una citazione:
“Da quando è successo tutto, non mi metto più la mano sulla pancia. Mai. Se la mano di Andrea capita sulla mia pancia, la sposto.”
Cose Che Non Si Raccontano è un romanzo autobiografico che sanguina, letteralmente.
Ci sono cose che non si raccontano: per vergogna, rabbia, troppo dolore. Quindi è necessario scriverle.
Non è mai il momento giusto per fare un figlio. Prima vogliamo vivere, viaggiare, lavorare.
Antonella vuole diventare una scrittrice: la sua è un’ambizione assoluta, senza scampo.
Per questo a vent’anni, per due volte, interrompe volontariamente una gravidanza.
Quando anni dopo si sente invece pronta, con un compagno a fianco, è il suo fisico a non esserlo.
E così inizia l’iter brutale dell’ostinazione, dell’ossessione, della medicalizzazione.
Certi supplizi, le aspirazioni inconfessate, la felicità effimera e spavalda, la sofferenza e la collera.
Si direbbe una storia già scritta, ma qui non c’è nulla di consueto: è come raccontare da dentro una valanga, con la capacità incredibile, rotolando giù, di guardarsi e non crederci, e sfidarsi, condannarsi, sorridersi per farsi coraggio.
In un crescendo di indicibile potenza narrativa, Antonella Lattanzi descrive (sulla sua pelle) la forza inesorabile di un desiderio che non si ferma davanti a niente.
Ma anche i sensi di colpa, l’insensibilità di alcuni medici, l’amicizia che sa sostenere i silenzi e le confidenze più atroci, il rapporto di coppia sempre sul punto di andare in frantumi, la rabbia ferocissima verso il mondo (e le donne incinte).
“Ho imparato che la speranza quando è troppa diventa certezza. Che non è verde e nemmeno gialla. La speranza è nera, perché ti distrugge.”
Cose Che Non Si Raccontano riesce a parlare in modo vero, e profondamente attuale, di tutte le donne – madri e non madri – che in un punto diverso della loro vita si sono chieste: desidero un figlio? qual è il momento giusto? dovrò rinunciare a me stessa, alle mie ambizioni? perché tutte restano incinte e io no?
Antonella Lattanzi è nata a Bari nel 1979 e vive a Roma. È scrittrice e sceneggiatrice.
L’esigenza che l’autrice sente di chiamare le cose con il loro nome e di guardare in faccia i fatti apre alla dimensione più ampia del libro che, lungi dall’essere un memoir, aiuta a guardare in faccia il proprio dolore. Forse, invita a guardare più noi stessi che impazziamo davanti a esso.
«Ho una diga nella testa dove stanno nascoste tutte le cose che fanno davvero troppo male. Quelle cose, io non voglio dirle a nessuno. Io non voglio pensarle, quelle cose. Io voglio che non siano mai esistite. E se non le dico non esistono».
Un libro tosto e schietto, dolente e toccante.
Le cose che non si raccontano sono ciò che sta intorno a quelle illuminate.
Parlare di un dolore e condividerlo significa riconoscerne e legittimarne l’esistenza.
Antonella Lattanzi ha il coraggio di aprire il suo cuore come fosse un sacrificio rituale azteco, è un’edera stoica nell’infilarsi nelle crepe delle zone d’ombra.
Come “La ginestra” di leopardiana memoria, fa anzitutto emergere la fatica e la dignità della sofferenza, elementi inscindibili dalla vita.
Si tratta, alla fine, solo di esistere. Aggrappandosi ad una motivazione.
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COSE CHE NON SI RACCONTANO – EINAUDI – 2023
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