Da Dove Vengono Le Storie? è un meraviglioso libriccino di Hanif Kureishi, diviso in tre distinte parti, tutte intime, curiose e coinvolgenti.
Nella prima ci narra del padre e della sua totale dedizione alla scrittura, di tutti i suoi romanzi scritti e mai pubblicati. Voleva essere uno scrittore, lo volle per tutta la sua vita, senza ahimè riuscire ad esserlo.
“Scrivere era la sola cosa per cui mio padre manifestava interesse, l’unica in cui voleva essere bravo, sebbene sapesse fare altre cose: cucinare, essere un amico sollecito e piacevole, praticare sport.
Mio padre andava in biblioteca ogni sabato mattina, generalmente con me a carico.
Seminava taccuini in tutta la casa – nel bagno, accanto al letto, nel soggiorno vicino alla poltrona dalla quale guardava la TV – in modo da scrivere dovunque si trovasse“.
Nella seconda ci racconta della pratica della scrittura e dell’intreccio tra vita vissuta e scritta.
Nella terza parte rivela ciò che più personalmente e intimamente lo ha portato a scrivere, cosa significa e ha significato per lui, come sono nati i suoi libri…
“Buona parte dello scrivere sta nel trovare un metodo che permetta di scrivere. E come si scrive dipende dalle idee che abbiamo già su noi stessi.
Non dovremmo mai dimenticare che siamo noi a creare la nostra creatività e a immaginare la nostra immaginazione“.
Lo scrittore, drammaturgo e sceneggiatore, di madre inglese e padre pakistano, è stato giudicato dal The Times come uno dei cinquanta più grandi e influenti scrittori britannici dal 1945.
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Proprio lui ha deciso di scrivere, tanti anni fa ormai, Da Dove Vengono Le Storie? Riflessioni Sulla Scrittura, e di regalarci uno spioncino da cui osservare cosa accadeva tra le mura di casa sua, della sua famiglia d’origine.
Che in buona parte è il motivo per cui è diventato uno scrittore, ha messo a frutto la sua vocazione ed è riuscito a regalarci libri come Il Budda Delle Periferie e tantissimi altri…
“Ho cominciato a scrivere seriamente intorno ai quattordici, quindici anni. A scuola avevo la sensazione che quello che avrei dovuto imparare era irrilevante e noioso.
I professori non nascondevano la loro noia. Come noi, non vedevano l’ora di uscire. Avevo la sensazione che dei pazzi mi imbottissero di cose che non volevo.
Non riuscivo a rendere le informazioni parte di me stesso; dovevo tenerle a distanza, come un cibo di cui non avevo voglia.
L’alternativa era l’acquiescenza.
Altrimenti c’era la ribellione.
Poi c’era la scrittura, che era un modo attivo di prendere possesso del mondo. Potevo diventare onnipotente, piuttosto che essere una vittima”.
Questo libro è una piccola perla, per gli amanti dei libri, della scrittura, per chi è curioso della vita e dei suoi aspetti più reconditi.
Buona lettura!
DA DOVE VENGONO LE STORIE? – BOMPIANI – 1999
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