Eravamo Piccoli Pelé è l’ultimo libro del mio meraviglioso amico Darwin Pastorin, giornalista e scrittore italo-brasiliano, ed è una storia di vita, di famiglia, amicizia, sport e meritocrazia.
Giovanni è il giovane nonno della seienne Giada, bambina sveglia, dolce e curiosa, quanto appassionata di calcio e tifosa di Ronaldo, Sara Gama e della Juve.
Proprio come il nonno.
I genitori di Giada sono partiti qualche giorno e l’amorevole Giovanni coglie l’occasione per godersi la nipotina e raccontarle l’affascinante storia della sua famiglia.
Una storia di emigrati, di gente che ha investito su se stessa lasciando gli affetti, persone che si sono impegnate per seminare dove avrebbero potuto raccogliere un futuro.
Per loro e le generazioni a venire.
Eravamo Piccoli Pelé è la storia che nonno Giovanni racconta alla piccola Giada, quella della famiglia di Darwin Pastorin, nato a metà degli anni cinquanta in Brasile, a San Paolo, dove cresce e matura le sue amicizie, dove c’è la sua amata vita fatta di tempo passato sul campo a tirare calci al pallone e domeniche allo stadio a vedere José Altafini col padre.
I suoi migliori amici sono David, figlio di ebrei; Edson, originario del Burkina Faso; Nizar figlio di musulmani egiziani; Murata, di famiglia giapponese.
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Una mescolanza di ragazzini che non prevedeva certo assurde questioni come il razzismo o il sottolineare le diversità. Ed è in questo contesto e spirito che cresce il nostro Giovanni.
Dopo aver raccontato a Giada la storia della famiglia, a partire dai suoi nonni veneti, Giovanni si addentra negli anni della sua spensierata giovinezza brasiliana.
Quando il sogno era diventare come il suo idolo Dedé, il miglior portiere… nato in una favela, con una gamba più corta dell’altra e la capacità di intercettare la palla nell’area della porta come nessun altro.
Un giorno Giovanni e i suoi amici si imbattono nei bulli della zona, i Pedros, che li sfidano a una partita di calcio, stabilendo che chi avesse perso avrebbe dovuto girare per il quartiere con un cartello mortificante al collo per giorni.
E i Pedros non erano certo famosi per la loro correttezza in campo.
Ma non ci si può sottrarre a una sfida così, e i ragazzi riescono con loro sorpresa ad avere un enorme aiuto, dai loro genitori e dall’allenatore che fece esordire Dedé: Alfonso Neto.
Non dirò come finisce il racconto di Giovanni, chi ha avuto la meglio sul terreno di gioco, ma so per certo chi l’ha avuta nella vita.
Questa è una storia scritta magistralmente, per grandi e piccini, che contiene al suo interno tanti ingredienti.
La tenerezza, l’amicizia, la lealtà, il senso di famiglia… tutto col collante dello sport, del calcio.
Che è vita e scuola di vita, un ambiente che, agli occhi di Darwin Pastorin, non può che essere di grande insegnamento.
Un luogo di crescita, ricco di valori, inevitabilmente meritocratico.
“Lottare contro il razzismo ha sempre rappresentato il mio modo di essere e di pensare, fin da studente. E ho portato le mie idee in aula, da professore.
Narrando. Soltanto questo: narrando.
Di quando eravamo noi gli stranieri, quelli da emarginare, i cattivi a priori, quelli buoni solo a lavorare e, quindi, da sfruttare, a testa bassa, senza diritti. Siamo stati come tutti: buoni e cattivi, ingenui e furbi, onesti e disonesti. Come tutti.
Sogno un’Italia capace di recuperare la memoria, nel nome di tutti coloro che un giorno sono partiti: per sogno o per disperazione, per fame o per amore, per ribellione o per dolore.
Ho imparato dalla storia della mia famiglia e viaggiando che ogni terra è la mia terra“.
Buona lettura!
ERAVAMO PICCOLI PELÈ – ALIBERTI JUNIOR – 2024
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