Giù Le Maschere, di Salvatore Striano, è innanzitutto un viaggio nel cuore degli ultimi. Striano per primo, infatti, è stato ultimo, ma grazie all’amore e alla redenzione è riuscito a riprendersi la propria gioia di vivere.
La storia comincia quando Sasà, Salvatore Striano al tempo, ha un appuntamento con due amici per recarsi sul luogo del suo futuro spettacolo teatrale. Saliti in auto, Sasà si lascia andare a pensieri e impressioni sincere che portano il lettore con dolcezza fino a destinazione.
La prima impressione dell’arrivo è lo stupore di dormire in un cimitero, perché l’amica Marta, proprietaria insieme al compagno Giorgio del teatro dove andrà a esibirsi, non glielo aveva anticipato. Giunti poi a teatro, scopre che invece di esercitarsi, farà prima visita a una casa famiglia dove ci sono i ragazzi che prepareranno in seguito il pasto.
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Sasà vorrebbe preparare al meglio lo spettacolo, ma viene colto da un forte bisogno di conoscenza quando incontra i ragazzi della casa famiglia e su tutti il più interessante è il più isolato che Sasà chiama Il Piccolo Principe per le somiglianze che scorge nel personaggio del noto romanzo con il ragazzo dell’Est Europa appena incontrato.
In Giù Le Maschere, Salvatore Striano viene colto da una genuina voglia di coinvolgere “ragazzi difficili” nel suo spettacolo teatrale. Grazie alla spontaneità e alla vicinanza di esperienze riesce a convincere tutti a partecipare.
Sasà porta i ragazzi a teatro. Li mette a suo agio fino al punto di trovargli a ognuno una collocazione nello spettacolo. Con la chiusura commovente del Piccolo Principe che coinvolge il teatro, Sasà compreso. Scaturiscono tre minuti di applausi. Il pubblico è incuriosito dalle loro storie personali e lo palesa alla cena organizzata dalla casa famiglia, dove appare anche il sindaco con moglie e figli.
E’ un gran risultato per Sasà che però il giorno dopo dovrà lasciare i ragazzi. Ma come tocca la parola “abbandono” subito tutti reagiscono in maniera rabbiosa e istintiva, quindi glissa e passa a dire che tornerà a trovarli. Come un amico non come un secondo padre.
Giù Le Maschere è un’esortazione a migliorarsi, non lasciare che la deriva ci trascini nel baratro. E’ un’inno alla realizzazione personale perché ognuno di noi ha qualcosa da esprimere, bisogna solo sforzarsi di capire il modo. E’ un canto all’amore, quello spassionato, dove ognuno di noi può scovarsi, scoprirsi o ritrovarsi nella maniera più benevola possibile.
In Giù Le Maschere, inoltre c’è un monito a capire come si può essere socialmente utile per il prossimo, senza false pretese o secondi fini.
GIU’ LE MASCHERE – CITTA’ NUOVA – 2017
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