Hool – Intervista Philipp Winkler


Intervista Vanni Santoni

Philipp Winkler Interviste

Philipp Winkler, dopo la recensione di Hool, ci concede un’intervista nella quale espande gli argomenti di hooligans, tifoserie e  altro ancora.

La tua conoscenza del mondo hooligan è collegata solo con la realtà tedesca o l’hai studiata anche in altri contesti stranieri?

So anche un po’ di realtà in Europa o in Sud America (come il Brasile e l’Argentina), ma soprattutto, ovviamente, della scena tedesca.

Hai letto molti libri sul fenomeno degli hooligans come quelli per esempio dello scrittore inglese John King?

Ho sentito il nome di John King, ma non ho letto nulla di scritto da lui.

Non leggo davvero nessun libro su questo argomento, perché la maggior parte sono (auto)biografie di ex hooligans inglesi che non hanno davvero nulla a che fare con la storia e il mondo che volevo raccontare.

Offri uno spaccato sociale della Germania attuale, intriso di disagio, incomunicabilità e violenza. Quanto coincide con la realtà? 

Non penso che il realismo nella letteratura o nell’arte in generale non debba essere realistico in ogni caso, ma è sicuramente un ritratto autentico di alcuni strati della società tedesca (come descritto nel mio romanzo).

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Frequenti lo stadio? Vai in trasferta?

Non spesso, ma di tanto in tanto sto ancora andando alle partite di calcio.

La maggior parte delle volte vado al mio club locale Bsg Chemie Leipzig, che è appena sceso dal 4 ° al 5 ° livello del campionato tedesco o alla Stella Rossa Leipzig, che invece sta giocando nel 7° livello, credo.

Non sono mai andato in trasferta per le partite dell’Hannover, perché a differenza di alcuni dei miei amici di casa (Hannover), non sono mai stato veramente ATTIVO nella tifoseria o nella scena ultrà di Hannover 96.

Heiko si esprime attraverso la violenza, è il suo modo di gettarsi alle spalle una vita quotidiana problematica. Pensi che scrivere per te abbia in qualche modo la stessa funzione?

Non guardo allo scrivere come a una cura terapeutica.

Per me è più un desiderio interiore di raccontare, per creare se te lo senti.

Non ho mai pensato veramente allo scrivere o all’arte come a una terapia, ma ovviamente sono solo io (e non sto dicendo che NON PUO’ avere quell’effetto a volte) e altri artisti possano pensare o sentire diversamente.

(Le domande sono state gentilmente scritte da Emiliano Silenzi, romantico tifoso dell’AS Roma, che ringraziamo di cuore per la disponibilità)

HOOL – 66THAND2ND – 2018

 

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