Il Geranio E Altre Storie di Flannery O’Connor – Recensione


Il Geranio E Altre Storie Recensioni

Il Geranio E Altre Storie, una citazione:

“Il vecchio Dudley si rannicchiò nella poltrona che, poco a poco, stava prendendo la sua forma e guardò fuori dalla finestra, a circa cinque metri di distanza, in un’altra finestra incorniciata da mattoni rossi e anneriti. Stava aspettando il geranio. Lo mettevano fuori ogni mattina verso le dieci e lo ritiravano alle cinque e mezzo. La signora Carson, giù a casa, aveva un geranio alla finestra. C’erano un sacco di gerani, a casa, gerani più belli.”

Il primo libro di Flannery O’Connor non è mai stato pubblicato nel corso della sua breve vita.

Si intitolava “Il geranio. Una raccolta di racconti”, ed era la tesi di laurea dell’autrice, presentata all’Università dell’Iowa, dove aveva completato gli studi.

Includeva i primi sei testi di quest’antologia e rappresenta oggi una sorta di «ritratto dell’artista da giovane», nel quale la scrittrice affina progressivamente il suo talento e la sua capacità di condensare, in una serie di descrizioni corrosive e cariche d’ironia, il mondo nel quale era cresciuta.

I sei testi successivi sono invece esempi di un’arte pienamente matura, caratterizzata da strutture narrative più complesse e da una feroce padronanza stilistica.

Nel suo insieme, Il Geranio E Altre Storie è il libro che meglio racchiude l’itinerario artistico di O’Connor.

Questi racconti rappresentano la summa ideale dei suoi temi fondanti: l’irruzione del numinoso nella vita quotidiana, la povertà di spirito e quella materiale, il razzismo e l’intolleranza, la grandezza e la miseria di un Sud insieme nobile e senza riscatto.

Flannery O’Connor (1925-1964) è considerata una delle voci più geniali e influenti della letteratura americana del Novecento. Minimum Fax pubblica in esclusiva tutte le sue opere.

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Nei suoi racconti le vere informazioni non passano mai attraverso le parole, ma sono il frutto di un’allusione.

Il materiale descrittivo è infatti suddiviso in tantissimi piccoli dettagli che partecipano attivamente alla narrazione, integrandola con un sottotesto altrettanto significativo.

Che spesso, se non sempre, ha a che fare con la grazia e con il suo modo misterioso di operare nelle cose terrene.

C’è sempre un episodio nei racconti della O’Connor che fa esplodere la situazione, come se la superficie della storia venisse a un certo punto squarciata dalle tensioni sottostanti e la conflittualità latente fra i personaggi all’improvviso detonasse, ponendo quello che fra i personaggi è il più esposto nella vicenda di fronte ad una verità che lo annichilisce.

Una serie di trasalimenti, di sorprese, di piccoli eventi in apparenza casuali attraverso i quali una vicenda che potrebbe apparire banale acquista una forza definitiva.

La O’Connor crea così un effetto simile a quello dell’epifania joyciana, ovvero un momento di improvvisa intuizione che può condurre a un diverso stato di consapevolezza e a cogliere il vero significato della vita che in quell’attimo si manifesta.

I suoi personaggi sanno il fatto loro o, almeno, lo credono fermamente. Ma sbagliano, perché tutto ciò che esiste è prodotto continuamente da un atto imprevisto di Dio.

Abile ironista quanto teologa, nelle narrazioni della O’Connor malgrado la violenza, il vizio, l’eresia dei suoi personaggi, assistiamo sempre alla ricerca della salvazione, di uno stato di grazia illuminato.

Una grazia però che non è un favore, ma un dono doloroso.

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IL GERANIO E ALTRE STORIE – MINIMUM FAX – 2023

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