Luciano Funetta, dopo la recensione de Il Grido ci concede un’intervista nella quale approfondiamo l’argomento e parliamo di molto altro.
Com’è nata l’idea de Il Grido?
Il libro nasce da una sollecitazione di Michele Vaccari che circa un anno e mezzo fa mi scrive per chiedermi un testo di narrativa che raccontasse in qualche modo l’Italia del futuro. Non essendo in grado, per competenze e capacità, di immaginare qualsivoglia futuro, e considerando che per me l’Italia è un eccellente esempio di deriva perpetua, ho preferito lavorare a un testo che raccontasse uno stallo, una palude, in cui futuro, presente e passato fossero istanze di natura spettrale. Il Grido, ovvero la creatura che perseguita la protagonista, non è che la manifestazione inquieta di questi tre fantasmi, la forma della loro coesistenza.
I tanti personaggi sono frutto della tua immaginazione o hai preso spunto anche dalla realtà?
Non c’è nulla, nel libro, che non venga dal reale. Poi è chiaro che un’elaborazione letteraria è in grado di deformare un elemento e collocarlo in una dimensione di estraneità rispetto alla sua origine, conferirgli una nuova identità, dargli un nome diverso, consegnarlo a una realtà parallela, ma ciò che conta è sempre il rapporto tra quella realtà – nel nostro caso quella generata dalla parola – e il reale innominabile.
Credi che ci sia un Kraken Bar in ogni angolo buio di una città?
C’è un Kraken in ogni angolo buio, in ogni viale luminoso, in ogni villaggio sperduto, alla fine di ogni infame giorno.
Cos’è per te la cattiveria?
Un retaggio della cattività. Di sicuro qualcosa di molto meno spaventoso della stupidità e dell’abuso.
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Quante Lena Morse (la protagonista) appassiscono silenziose nel mondo?
Lena, a mio modesto parere, non appassisce. Al contrario, fiorisce. La sua consapevolezza è unica e preziosa, e il suo sguardo ridona anima alle cose morte.
Cosa fa paura a Luciano Funetta?
I film di Żuławski e il disco Die Weiße Rose di Les Joyaux De La Princesse & Regard Extrême. E poi Fëdor Dostoevskij.
Cosa invece gli piace da impazzire?
Oltre alle tre cose nominate prima, tante altre, grazie al cielo.
Progetti per il futuro, puoi svelarci qualcosa?
Continuo a lavorare a un progetto di romanzo che porto avanti dal 2012: vogliano Manitù, Agwe, Azaka-Tonnerre, Dambala ed Ezili che questa esperienza esaltante abbia fine il più tardi possibile. Nell’immediato: leggere tutto Jean Genet, stendere il bucato, lavare i piatti di ieri.
IL GRIDO – CHIARELETTERE – 2018
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