Il Principessa Mafalda di Stefan Ineichen – Recensione


Il Principessa Mafalda Recensioni

Il Principessa Mafalda, una citazione:

“Gli occhi di Andrea Botto, che si dibatteva in mare, videro le acque richiudersi sulla prua del Principessa Mafalda come le fauci di una balena che avesse appena inghiottito un pesciolino.”

Raggiungere Buenos Aires da Genova in soli sedici giorni è un’impresa che diventa possibile nel 1908 con il varo del piroscafo Principessa Mafalda, fiore all’occhiello della Marina italiana.

Chiamata così in onore della secondogenita del re Vittorio Emanuele III, la nave non era solo straordinariamente veloce, ma anche elegante e all’avanguardia, soprattutto nella classe di lusso.

Non era lo stesso per i migranti in terza classe che, stipati in soffocanti dormitori, erano consolati solo dalle aspettative di una vita migliore.

Stefan Ineichen offre qui un affascinante spaccato della storia culturale del primo Novecento, a partire dai molti illustri ospiti del transatlantico.

Da Pirandello a Gadda, da Richard Strauss a Carlos Gardel, da rivoluzionari comunisti a spie fasciste, dall’attrice Italia Almirante, che gira un film sull’Oceano, fino a Guglielmo Marconi, il quale perfeziona gli esperimenti sulla radiotelegrafia proprio a bordo del piroscafo.

Il lettore riesce così a immergersi nella vita, nei sogni e nelle avventure dei singoli viaggiatori non solo durante le emozionanti traversate, ma anche nei paesi di partenza e di destinazione.

Ne emergono ritratti sorprendenti, e a volte inquietanti, della monarchia italiana, dello sfruttamento delle colonie, dei nazionalismi emergenti in Europa, ma anche delle esotiche tappe intermedie, delle condizioni di vita degli indigeni, fino alle idee anarchiche che filtravano in Italia grazie ai migranti di ritorno.

Nel 1927, dopo vent’anni di encomiato servizio internazionale, a causa di mancata manutenzione, il piroscafo si inabissa per sempre nelle acque del Brasile trascinando con sé centinaia di passeggeri.

Ma la narrazione del “Titanic italiano” non finisce con il suo tragico naufragio. Viene prima sfruttata dalla retorica fascista e poi insabbiata in complesse vertenze giudiziarie.

I suoi avventurosi viaggi solcano la storia italiana e internazionale con grande disinvoltura: dalle vicende personali, intime e commoventi, ai grandi eventi che hanno segnato un’epoca.

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Stefan Ineichen, nato nel 1958 a Lucerna, lavora come ecologo e scrittore a Zurigo.

Il Principessa Mafalda è il suo primo libro in italiano, checi restituisce il fulgore e i contrasti di un’epoca cruciale.

Un affresco che descrive una galleria di personaggi ed eventi, grandi e piccoli, grazie al quale il racconto della grande Storia si mischia alla narrazione di esistenze ordinarie.

Una nave che, come la Principessa cui deve il nome, è stata incensata ma anche discussa.

Costruito su progetto del senatore Piaggio, Il Principessa Mafalda era caratterizzato dall’allestimento di gran lusso, dalla velocità e dall’avere, per la prima volta nella storia della navigazione, un salone delle feste e vari altri ambienti estesi in verticale su due ponti.

Un gioiello della tecnica e un vanto della cantieristica nostrana.

Al contempo, però, il suo naufragio è da ritenersi ancora oggi il più grave disastro nautico italiano.

Un dramma per troppo tempo taciuto, per mere ragioni di opportunità politica.

Ora però possiamo guardare agli eventi con cruda chiarezza.

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