In Alto Nel Buio, una citazione:
“E alla fine dov’erano tutti? Se li è portati via la peste? Sei tu che li hai abbandonati o è successo il contrario? Guardo i tuoi album, mi immagino in quei luoghi insieme a te e cerco di capire se stavi scappando o solo vivendo.”
Anno 2030.
Il suolo della Siberia, in fase di disgelo, è un soffitto sul punto di crollare.
La grande ferita del cratere di Batagaika si è allargata come se una divinità avesse aperto uno squarcio nella crosta ghiacciata, e sta rilasciando miasmi intrappolati sottoterra dalla notte dei tempi.
Dal permafrost emergono anche i resti mummificati di «Annie», una bambina di trentamila anni, forse uccisa da un virus che ora, sciaguratamente, si è liberato dal suo sarcofago di ghiaccio.
Qui, alla fine del mondo, giunge l’eminente scienziato Cliff Miyashiro per terminare il lavoro della figlia Clara, morta in un incidente poco prima della sensazionale scoperta della bambina paleolitica.
Il dottor Miyashiro si trova così, insieme all’umanità intera, di fronte a una minaccia antica e nuovissima, risalita dal sottosuolo come dall’inferno: la peste artica, morbo che riscriverà i destini di molti.
In Alto Nel Buio è composto da una molteplicità di linee narrative che attraversano le fasi del virus, dalla sua scoperta alle conseguenze sul mondo intero.
Un comico fallito viene assunto in un sinistro parco a tema per accompagnare i piccoli ospiti in un ultimo viaggio.
Uno scienziato vive una seconda possibilità di essere padre dopo che il suo animale cavia sviluppa la capacità di parlare.
Un factotum di uno dei nuovi hotel del commiato, indurito dall’esistenza, si innamora inaspettatamente.
Un’antropologa forense decide di accettare un paziente vivo che dona il proprio corpo alla scienza.
Una pittrice affresca la navicella spaziale su cui viaggia in cerca di un pianeta da chiamare casa.
Un passato ancestrale raggiunge un probabile futuro in queste storie struggenti che parlano di noi, delle nostre paure e della nostra caducità, del comune sentire che è forse l’unica via di salvezza in un avvenire denso di interrogativi.
Ma da qualche parte lassù, in alto nel buio, una luce brilla ancora.
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Sequoia Nagamatsu trascende ogni genere letterario tessendo trame che, nell’indagare i corpi e le loro fragilità, celebrano le infinite e meravigliose possibilità della vita.
In questo romanzo d’esordio pieno di grazia e di potenza, raffigura realtà suggestive e costruisce ponti tra di esse, dando vita a un collage di istantanee connesse da un fil rouge.
Scrivendo di ondate e varianti, servizi sanitari allo stremo, stadi usati come obitori, assenze e coprifuochi, Nagamatsu si tiene alla larga dai cliché sensazionalistici delle narrazioni apocalittiche, optando per una riflessione più sottile e profondamente umana.
Sono i piccoli momenti tra i personaggi, infatti, ad arrivare al cuore del lettore.
In Alto Nel Buio usa il genere sci-fi come marchingegno narrativo, ma in realtà è una considerazione, in forma di romanzo, sulla malattia, la morte, l’amore e tutto ciò che ci rende umani.
Una storia fatta di piccole storie, epica ed intima allo stesso tempo, capace di trovare scampoli di bellezza nell’orrore, una luce in fondo al pozzo.
Siamo la somma delle cose che abbiamo perso, questo è vero.
Ma potremo contare sempre sulla speranza, l’arma più potente che abbiamo.
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IN ALTO NEL BUIO – NERI POZZA – 2023
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