Raffaella Fenoglio, dopo la recensione di Indice GliceAmico, ci concede una gustosa intervista.
– Buongiorno Andrea, grazie per l’ospitalità. Spara subito la prima domanda.
– Buongiorno Raffaella, vado!
Com’è nata l’idea di Indice GliceAmico?
La struttura del libro è nata dalla voglia di metter assieme diversi aspetti dell’alimentazione, che non fossero per forza legati al discorso dell’indice glicemico, ma che avessero la stessa matrice: accostarsi al cibo con coscienza, curiosità e rispetto.
Mi spiego meglio, volevo che i lettori aprendo Indice GliceAmico trovassero mille e una idee su come mettere assieme un pasto a basso indice glicemico, saporito e veloce. [ndr Come avrai visto non amo le ricette stralunghe e troppo elaborate.] Ma, e qui viene l’originalità del progetto, che gli si aprissero delle finestre di discussione su altri temi legati al cibo.
Ad esempio ricordare la semplice e gustosa frittata di Antonio Pereira o il gazpacho di Donne sull’orlo di una crisi di nervi; l’abbinamento a un vino delizioso; oppure riflettere sulla difficoltà di dribblare le insidie delle intolleranze piuttosto che scoprire nuove virtù su spezie, erbe aromatiche, cucine particolari, regionali o evocative, oppure soffermarsi su come mangiamo in ufficio: di corsa, in gruppo o soli soletti in un angolo?
Inevitabilmente il cibo con le sue tradizioni, manie e soprattutto mode è attorno a noi, ci condiziona e ci influenza, a partire dall’ultimo libro che abbiamo letto fino alla salvia che coltiviamo sul terrazzo: un ricettario ne deve tener conto.
E’ stato difficile mettere insieme così tante ricette gustose?
Alcune ricette sono rielaborazioni e varianti di altre ma coniugate low IG, altre sono mie particolari creazioni, provate e riprovate o capisaldi del mio blog. Volendo in cucina si può giocare all’infinito. Metti, togli, cuoci diversamente, cambia l’ingrediente base e scopri, per magia, che la solita ricetta è ancora più buona oppure stravolgi gli ingredienti lasciando integro solo il procedimento. È divertente e creativo.
Qual è il primo passo per migliorare le nostre abitudini alimentari?
Un carrello della spesa riempito con cognizione anziché per abitudine. Se fai attenzione a comprare ingredienti di un certo tipo metterai nel piatto solo quelli e cioè alimenti integrali, cereali decorticati, legumi, cioccolato fondente, frutta secca e leguminosa e così via. A questo punto sarà naturale preparare la pizza in versione integrale, dolcificare la torta con una cremina di datteri frullati, fare una zuppa con l’orzo decorticato o il risotto con la variante integrale.
L’abuso di zucchero cosiddetto ‘bianco’ è uno dei mali del mondo?
I mali del mondo sono tanti, purtroppo e lo zucchero non è tra i primi, ma, a parte gli scherzi, chi ha disfunzioni metaboliche e soprattutto chi soffre di diabete dovrebbe farne a meno. Provoca picchi glicemici importanti non solo se aggiunto alle pietanze ma anche quando lo troviamo nascosto in quegli gli alimenti, soprattutto alcuni prodotti da forno, che lo contengono in misura massiccia. Gli zuccheri integrali come il muscovado, lo zucchero di cocco ma anche la stevia rebaudiana o il miele d’acacia risolvono il problema senza affaticare il nostro organismo. Ovviamente occorre moderazione, se metto nel caffè un cucchiaio di zucchero bianco non posso pensare di sostituirlo con tre cucchiaini di muscovado.
Perché dovremmo evitare la farina zero e anche quella doppio zero?
Per lo stesso motivo che vi farà abbandonare, spero, il famigerato zucchero bianco: sono troppo raffinate e innalzano la glicemia nel sangue in modo repentino. Una buona farina integrale o semintegrale è altrettanto saporita anzi a dirla tutta a me piace di più, soprattutto quando la trovo nell’impasto di un bel filone di pane, al quale sono stati aggiunti semi di lino, girasole, noci ecc. Anche la pasta integrale è ottima, magari abbinata a verdure e dadini di formaggio di capra. È tutta questione di fare l’abitudine a una farina di tipo diverso e mantenere le caratteristiche della nostra alimentazione Mediterranea ricca di fibre, legumi e verdure.
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E’ stato difficile avviare il tuo food blog ‘Tre Civette Sul Comò’?
A parte il discorso tecnico di cui parlo nel libro, cioè creare un blog, bisticciare con i plugin, preparare ricette regolarmente, cimentarsi con la fotografia ecc ecc, è stato laborioso ottenere credibilità. Foodblog ce ne sono molti, occorre crearsi uno spazio e non demordere. Dal di fuori sembra tutto molto facile e immediato e invece ci vuole una buona dose di tempo, studio e costanza per sopravvivere e crescere sul web. Con questo non voglio scoraggiare chi avesse voglia di aprire un nuovo foodblog, di spazio ne vedo ancora molto, lanciatevi!
Cosa rende unico un food blog?
Basta uno dei seguenti ingredienti, e se poi ne hai di più se un mago: una nicchia; una particolare visione delle cose; l’intento di risolvere una problematica; una passione sfrenata per…; foto eccezionali; semplicità di esecuzione e spiegazione dei passaggi; essere i primi a …; coniugarlo a un’altra passione…
Progetti per il futuro?
Il libro è appena uscito e sto ancora riordinando la cucina! Ma nel frattempo non posso dormire sonni tranquilli perché il prossimo fine settimana sarà a Terni: ho avuto la fortuna di essere selezionata fra le 12 semifinaliste di RISATE E RISOTTI un mega contest a cinque stelle al quale concorrono centinaia di foodblogger. Sarà una gara all’ultimo chicco, con tanto di Mistery Box e giudici severissimi…. Aiuto!
Inoltre ho appena lanciato io stessa il contest ‘MA CHE CIPOLLA D’EGITTO!’ in collaborazione con AIFB (Associazione Italiana Food Blogger), Zem Edizioni e l’azienda agricola di Marco Damele. Finalissima a Sanremo, la prima settimana di settembre. Ne vedremo delle belle!
– Come già finito? Accidenti, c’avevo preso gusto! Grazie Andrea e alla prossima!
– Grazie a te Raffaella e, sì, come dicevamo all’inizio, proprio un’intervista gustosa… alla prossima!
INDICE GLICEAMICO – GRIBAUDO – 2018
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