L’Estate Muore Giovane – Intervista Mirko Sabatino

L’Estate Muore Giovane – Intervista Mirko Sabatino

Mirko Sabatino, dopo la recensione di L’Estate Muore Giovane, ci concede un’intensa intervista.

Il tuo romanzo, L’Estate muore giovane è la storia di Primo, Mimmo e Damiano, grandi amici molto diversi tra loro, a chi sei più affezionato o affine?

Sono affezionato a tutti e tre, li sento come miei fratelli minori. Ma forse mi sento più affine a Primo.

Come ti ho già raccontato, ho amato molto come hai caratterizzato il papà di Mimmo, le sue peculiarità. Come e perché è così “speciale”?

Mimmo Lepore è la voce filosofica del romanzo, oltre a essere la voce che, a un certo punto della storia, pronuncia, dichiara il tema del romanzo, con inequivocabile esattezza. Mimmo Lepore è un saggio, afflitto da una sensibilità talmente profonda e tagliente che sarà la sua condanna.

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In L’Estate muore giovane racconti la provincia e quello che può accadere nella vita, che ha fatto crescere d’improvviso i protagonisti. Quale tuo momento o episodio ti ha fatto fare questo balzo in avanti, strappandoti alla giovinezza?

Probabilmente la morte di mia nonna, avvenuta quando avevo venticinque anni. È stato come se mi fosse crollato dietro il ponte che mi congiungeva con il mio passato di bambino, un ponte che creava anche un collegamento privilegiato con un passato che si spingeva ancora più indietro nel tempo, oltre la mia prima infanzia, in un’epoca che non ho vissuto ma che ha vissuto mia nonna, e che io ho vissuto tramite lei, la sua presenza, la sua voce.

Quale è il motivo dell’ambientazione negli anni ‘60?

A un primo livello di consapevolezza, direi che è stato un pretesto per traslocarci dentro, ai primi anni ’60, della cui musica, moda e atmosfere sono un cultore. Ma è stata anche un’esigenza drammaturgica: collocare la storia in una distanza da cui raccontarla, per consegnarla a una forma di epica.

Qualcosa della tua giovinezza che rivorresti oggi?

La giovinezza. Essere un libro in cui le pagine da scrivere sono di più di quelle già scritte.

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Una cosa della tua vita che vorresti rivivere per cambiarla?

Ho fatto quello che volevo quando lo volevo. Non si può sbagliare se aderisci perfettamente al momento che vivi, se sei te stesso nel momento in cui scegli, chiunque sia quel te stesso in quel determinato momento. E gli eventuali “se potessi tornare indietro non rifarei ecc.” sono delle trappole, sono solo considerazioni a posteriori, figlie di un momento temporale diverso da quello in cui hai fatto la scelta, in cui sei altro da allora: eh no, così non vale.

Come ti vedi tra 20 anni?

Un uomo che ha conservato qualcosa – qualunque cosa – di infantile nelle pieghe del volto, un brillio di stupore nello sguardo.

La vita è ciò che ti capita tra la nascita e la morte, questa è una delle frasi che più mi è rimasta impressa leggendo L’estate muore giovane, l’hai scritta tu? Che significato ha per te?

“La vita è ciò che ti capita tra la nascita e la morte. Tu scegli poco. Le persone e gli avvenimenti ti si impigliano addosso, ciechi, tenaci, e durante il percorso qualcosa resta, qualcosa si aggiunge, molto si perde, poi tutto”. Sì, l’ho scritta io. Ed è il passaggio, forse, che amo di più in tutto il romanzo.  È uno dei casi in cui il pensiero dell’autore coincide col pensiero del narratore, che sono due figure separate – e da non confondere – che fanno il romanzo.

Quella sulla vita è una mia idea.

La vita ti capita, è vero, ma con questo non voglio dire che sia qualcosa che subisci passivamente, non sempre almeno: sta a noi, a partire dal materiale con cui veniamo continuamente in contatto, farci qualcosa, e qualcosa di grande e bello.

Nel tuo romanzo è presente il tema della vendetta, che rapporto hai tu con questo discorso?

Non ce l’ho, perché non è un impulso che mi appartiene.

Cosa fai quando non scrivi?

Mi sento in colpa perché non scrivo. Per fortuna c’è la vita, a farmelo dimenticare.

Un libro che per te è stato importante (e perché) e uno che non sei riuscito a finire?

Nove racconti di J.D. Salinger: e se sapessi dire il perché, non sarebbe il libro più importante della mia vita. Sarebbe come spiegare razionalmente perché ami una persona – la verità è che non lo sai, e se te lo spieghi stai usando il cervello, e l’amore non deve passare per il cervello. Un libro che non sono riuscito a finire è Gli esordi di Antonio Moresco: titolo meraviglioso, ma non ce l’ho fatta, proprio non ce l’ho fatta.

Se fossi un libro saresti?

Un libro che coniughi in sé tutto: linguaggio, stile, suoni, ritmo, musica, protagonisti memorabili, personaggi secondari tutt’altro che marginali, una storia che non si dimentichi e diventi esperienza di vita nelle vite dei lettori.

Progetti futuri?

Scrivere, sempre scrivere.

 

Mirko grazie mille di averci regalato Primo, Mimmo e Damiano.

L’ESTATE MUORE GIOVANE – NOTTETEMPO – 2018

 

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