L’Ultimo Mago di Francesca Diotallevi – Recensione


LUltimo Mago Recensioni

L’Ultimo Mago, una citazione:

“Un vero scrittore non nega mai l’esistenza della magia: ne conosce il valore. Provi a togliere la magia da qualcosa di scritto e avrà solo un mucchio di povere parole sopra a un foglio.”

Torino, notte di Capodanno del 1960.

In un lussuoso appartamento affacciato sul parco del Valentino, un gruppo di persone siede attorno a un tavolo.

Tutti aspettano l’inizio di quelli che il padrone di casa chiama «esperimenti» ma che per chi è lì hanno un valore inestimabile, metafisico, soprannaturale.

Gustavo Rol ha l’eleganza garbata e poco esibita di chi cammina con naturalezza in qualunque stanza del mondo, mentre il pubblico pende dalle sue labbra.

Solo un uomo lo guarda con sospetto, è sicuro che ci sia un trucco e vuole svelarlo.

Nino Giacosa è un uomo spezzato, in fuga: dai debiti di gioco, dai fantasmi della disfatta di El Alamein, da Miriam, la donna che ha amato. Da sé stesso.

Dopo tanti sogni infranti, tuttavia, ha trovato qualcosa che può riempire il vuoto della sua esistenza: una storia.

La storia che sta scrivendo giorno e notte nella squallida stanza di una pensione è quella di un grande imbroglio, celato dalle mani sapienti di un illusionista.

Ed è con questo atteggiamento scettico, l’occhio attento a ogni dettaglio, che Nino inizia a partecipare alle serate di Rol.

Ma tra i due uomini, all’apparenza così diversi, si crea presto una complicità imprevista.

Nelle corso delle loro passeggiate, Rol racconta a Nino la propria vita, il «dono» che ha scoperto grazie a un polacco conosciuto a Marsiglia, ma anche lo scoramento di essere ammirato ma mai compreso.

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Francesca Diotallevi è nata a Milano nel 1985. È laureata in Scienze dei Beni Culturali.

Con il dono di rendere l’essenza di personaggi storici attraverso la lente romanzesca, Francesca Diotallevi ci incanta e ci ipnotizza con un romanzo dedicato a Gustavo Adolfo Rol, ponendo interrogativi di fronte ai quali anche il lettore più razionale vacilla.

Chi era Rol? Un prestigiatore, un ipnotista, un mistico, un ciarlatano?

Ad anni di distanza dalla sua morte, nessuno lo sa davvero. Lui, d’altronde, non tollerava nessun appellativo. Sensitivo, medium, veggente, erano tutte definizioni che rifiutava, ritenendole fuorvianti.

Di sé diceva di essere un semplice tramite, un ponte tra due mondi che si sfiorano appena, quello del visibile e quello dell’invisibile.

Forse è stato l’ultimo vero «mago» della nostra epoca, intendendo col termine mago quello del mediatore tra due mondi.

Sullo sfondo di una Torino esoterica, indecifrabile come una Sfinge, lo spunto della Diotallevi di intrecciare la matrice biografica al racconto fiction si rivela vincente.

Questo libro racconta con maestria la parte non illuminata delle persone, quella occulta, sottaciuta.

Infatti, L’Ultimo Mago non dà risposte definitive sulle capacità e i talenti di Rol. Ma ciò non è rilevante.

Ci insegna piuttosto che soltanto la letteratura è capace di mostrare la verità delle cose. Ma, come due facce di una stessa medaglia, la narrazione può rivelarsi anche un mistero: carezza e al contempo artificio, insidia.

Perché immaginare significa, dalla locuzione latina “in me mago agere”, far agire il mago che è dentro di noi.

Agire al di là della ragione e della scienza. Ed è questo il potere più grande.

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