Narcotopia, una citazione:
“Poche culture sono così intimamente legate a un singolo prodotto quanto i Wa. Gli Amish costruiscono mobili. Gli svizzeri producono orologi. I Wa cucinano metanfetamina – e, prima che la metanfetamina diventasse popolare, i Wa sfornavano eroina. Il loro suolo, freddo e amaro, è inadatto alla coltivazione di ortaggi ma è perfetto per il Papaver somniferum, o papavero da oppio, la materia prima dell’eroina.”
Narcotopia è la storia vera e mai raccontata dei Wa, una tribù birmana di ex cacciatori di teste che gestisce il più potente narco-Stato al mondo.
Una nazione a tutti gli effetti, con le sue leggi, le sue strade, le sue scuole e un esercito permanente, la cui economia si fonda sull’eroina e sulla metanfetamina che i Wa – da decenni nel mirino della DEA e della CIA – producono ed esportano in tutto il globo.
Ma Narcotopia è anche la sconcertante saga di una minoranza indigena che, perseguitata dalla giunta militare birmana, si avvale dell’unico mezzo a sua disposizione – il papavero da oppio – per conquistare ciò che agli oppressi del mondo è spesso negato: la dignità, una patria, un governo autonomo.
Numerosi conflitti si intrecciano su questo sfondo.
Quello tra l’idealista Saw Lu – un Wa di religione battista pronto a sacrificare ogni cosa pur di unificare e modernizzare il suo popolo liberandolo dalla schiavitù dell’oppio – e la sua nemesi, Wei Xuegang, il genio del crimine cui è dovuto il successo del cartello; quello tra la DEA, che combatte il traffico di droga, e la CIA, che invece lo sfrutta cinicamente per conseguire i suoi obiettivi geopolitici; e, ancora, quello tra la Cina e gli Stati Uniti, che occultamente manovrano tutti gli attori in campo, finanziandoli e armandoli per poi sbarazzarsene quando non servono più.
È dai tempi del Grande Gioco di Peter Hopkirk che un libro non descriveva con tanta maestria l’intrecciarsi di politiche imperiali e destini individuali nello scacchiere asiatico.
Di tale intricatissimo scenario Patrick Winn ci rivela coraggiosamente ogni dettaglio, regalandoci un reportage ricco di storia, umorismo e avventura.
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Patrick Winn http://patrickwinnonline.com/ è un giornalista investigativo, vive a Bangkok ed ha collaborato con The New York Times, BBC Radio e Rolling Stone Magazine.
Winn è entrato nello Stato Wa, ne ha incontrato i fondatori e con questo libro ha alzato il velo su un’area del mondo che l’Occidente ha sempre ignorato.
Narcotopia è un narco-storytelling di amplissimo respiro che illumina una realtà che crediamo lontana.
Soprattutto, libri come questo trasformano la storia in racconto, e il racconto in mito. Libri come questo sono incisioni a scalpello sulla coscienza collettiva, perché aiutano a capire.
Leggere Narcotopia è un’esperienza che ribalta i parametri tra ciò che è giusto e ciò che è legale.
Il lettore, prima che nella giungla, si trova immerso in storie di confini invisibili: finanziari, culturali, ideologici, finanche antropologici.
Una vera inchiesta che sembra un romanzo, che evidenzia come ogni elemento di un sistema complesso quale la società globale sia sostenuto da dinamiche economiche e di interdipendenza, ma anche da altre più ancestrali, relative a una visione del mondo, e alla sua difesa. Ad ogni costo.
Un’area – geografica ed etica – le cui contraddizioni vengono ben espresse da Saviano nella densa prefazione, in cui il racconto di una chiesa cristiana a Lashio, la cui campana è stata sostituita da una granata, assurge a simbolo di fede e violenza: due temi, stranamente, inscindibili nel corso del racconto.
E, nonostante sia evidente che la droga da loro prodotta abbia distrutto tante vite, bisogna riconoscere che alla fine è difficile non fare il tifo per l’indipendenza dei Wa.
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NARCOTOPIA – ADELPHI – 2024
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