Quando Abbiamo Smesso Di Capire Il Mondo, una citazione:
“Secondo Yuichiro Yamashita, uno dei pochi a sostenere di aver compreso la reale portata della teoria inter-universale, Mochizuki ha dato vita a un intero universo, del quale, al momento, è l’unico abitante.”
Quando Abbiamo Smesso Di Capire Il Mondo racconta la matematica e la scienza come un’inquietante, bellissima storia di fantasmi.
C’è chi si indispettisce, come l’alchimista che all’inizio del Settecento crea per caso il primo colore sintetico, lo chiama «blu di Prussia» e si lascia subito alle spalle quell’incidente di percorso, rimettendosi alla ricerca dell’elisir.
C’è chi si esalta, come un brillante chimico al servizio del Kaiser, Fritz Haber, quando a Ypres constata che i nemici non hanno difese contro il composto di cui ha riempito le bombole. O quando intuisce che dal cianuro di idrogeno estratto dal blu di Prussia si può ottenere un pesticida portentoso, lo Zyklon.
E c’è invece chi si rende conto, come il giovane Heisenberg durante la sua tormentosa convalescenza a Helgoland, che probabilmente il traguardo è proprio questo: smettere di capire il mondo come lo si è capito fino a quel momento, avventurandosi in una forma di comprensione assolutamente nuova.
Per quanto terrore possa, a tratti, ispirare.
È la via che ha perseguito Benjamín Labatut in questo singolare libro, ricostruendo alcuni eventi che hanno marchiato la nascita della scienza moderna.
Ma, soprattutto, offrendoci un meraviglioso intrico di racconti, lasciando scegliere a noi quale filo tirare, e se seguirlo fino alle estreme conseguenze.
Come nascono le scoperte scientifiche? Cosa rimane celato di esse?
Queste domande sono il filo rosso che lega i cinque racconti che rendono questo libro straordinario e unico nel suo genere.
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Benjamín Labatut è nato a Rotterdam nel 1980, ha trascorso la sua infanzia tra L’Aia, Buenos Aires e Lima, per poi trasferirsi a Santiago del Cile, dove vive attualmente. Quando Abbiamo Smesso Di Capire Il Mondo è il suo terzo libro.
Labatut inserisce gli avvenimenti nel rispettivo contesto storico-sociale e romanza il mondo interiore degli scienziati, creando una fenditura attraverso cui spiare le loro vite, i loro dubbi e ossessioni.
In Quando Abbiamo Smesso Di Capire Il Mondo la fiction ed il saggio prevalgono sul dato della divulgazione scientifica.
Labatut sembra suggerire l’impossibilità di interagire con la complessità se non per mezzo di storie, lo strumento privilegiato dall’essere umano per rielaborare e dare forma al mondo.
I capitoli raccontano figure di fisici e matematici più o meno celebri, accomunati dal fatto di essere individui fuori dall’ordinario.
Capaci di guardare in modo rivoluzionario la realtà, attraverso vere e proprie epifanie – sconfinanti in estasi mistiche o deliri febbricitanti – più che attraverso un rigoroso approccio razionale.
L’amore per la conoscenza ha condizionato le vite di questi uomini, ha generato morbosità, ha richiesto dedizione e fatica. Talvolta diventando una vera e propria ossessione.
Fin dove può spingersi il desiderio di conoscenza? Quando dovrebbe fermarsi?
Sono risposte non spettano a noi lettori. Noi non possiamo far altro che goderci queste pagine, rapiti dall’immensità che ignoriamo e al contempo dai limiti delle scoperte e dei loro inventori.
Innovatori che nella scienza hanno indagato i limiti dello scibile, ma anche i confini di sé e della propria anima.
Nella vertigine, rimanendo uomini: appassionati e audaci; fallibili e imperfetti.
QUANDO ABBIAMO SMESSO DI CAPIRE IL MONDO – ADELPHI – 2021
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