Il romanzo di Davide Enia, Appunti Per Un Naufragio, edito da Sellerio ci racconta la disperata necessità dell’uomo di approdare. Così come accade in mare, anche nella vita.
Il paradigma dell’esistenza stessa necessita un orizzonte. Un punto di ancoraggio.
L’opera ambientata a Lampedusa, rievoca sia gli arrivi dei migranti dal mare sia la storia personale dell’autore. Capiamo sin dalla prima pagina che l’isola rappresenta per lui un nodo non risolto.
In Appunti Per Un Naufragio, l’autore, indaga le vicende dei numerosi sbarchi avvenuti in quella terra “un po’ Sicilia e un po’ Africa” durante l’ultimo ventennio. E lo fa attraverso le testimonianze dirette, degli abitanti, delle persone coinvolte come i volontari della Croce Rossa, i medici, i sommozzatori e la Guardia Costiera locale.
La sua grande capacità è di ascoltare e di rendere parola scritta alcuni dei momenti più tragici dell’esodo di massa, che coinvolge molti paesi del Nord Africa.
Il romanzo non vuole essere un’indagine sulle ragioni politiche che spingono molti esseri umani a intraprendere un viaggio devastante. Le atroci condizioni fisiche e psicologiche in cui versano, al momento dell’arrivo, sono esse stesse delle risposte. Come la morte incontrata da molti di loro.
Appunti Per Un Naufragio se vuoi lo trovi QUI
Il romanzo è uno specchio che ci rimanda un’immagine potente e vera dell’uomo.
L’uomo nel suo essere male, torturatore, assassino.
L’uomo nel suo essere bene, salvatore, fratello.
Straziante è il passaggio dedicato allo sbarco tragico dell’ottobre del 2013, in cui persero la vita 368 esseri umani. Colpisce come le vive parole di chi ha vissuto l’evento, dal medico al pescatore, siano un’unica litania di dolore.
Senza differenze.
In Appunti Per Un Naufragio scopriamo come il mare possa restituire sofferenza, morte, ma anche gioia rinascita e tempo.
Lampedusa è sinonimo di salvezza, pace, equilibrio per chi vi arriva. Ritorno alla vita. Metaforicamente lo è anche per il nostro autore che grazie alla componente “catartica” della scrittura, si avvicina al padre e viene a patti con la malattia dello zio, lo zio “Beppe”, e della sua imminente fine. Raccontandocelo.
L’uomo anche qui viene messo a nudo nella sua fragilità. Nei suoi interrogativi più profondi. Nell’accettare semplicemente: “Io ho paura”.
Credo che ognuno di noi, leggendo questo romanzo, ritrovi un proprio sé su quell’isola. La cura dell’anima attraverso la parola.
«Ce l’ho un approdo io? Per tutto il tempo mi tenne la mano nella sua, accarezzandomela con le dita sottili. Io restai in silenzio, senza rispondere, guardandolo e basta. Non avevo ancora capito che la risposta era tutta lì, in quella carezza delle nostre mani.»
APPUNTI PER UN NAUFRAGIO – SELLERIO EDITORE – 2017
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