Recensione di Giovanissimi – Alessio Forgione


Giovanissimi

Giovanissimi è la storia di Marocco un ragazzo quattordicenne che vive a Soccavo, un quartiere di Napoli.

Marocco non ha la madre, andata via qualche anno prima senza dare spiegazioni. A prendersi cura di lui c’è suo padre: severo, taciturno ma sensibile e presente.  Un padre che lo vorrebbe calciatore, bravo a scuola e lontano dai guai.

E lontano dai guai difficilmente si riesce a stare, quando la vita ti scorre veloce a fianco e tu vuoi raggiungerla.

In Giovanissimi Marocco conduce due esistenze. Una da promessa del calcio e da studente di liceo. E poi quella del quartiere, del muretto in compagnia dei suoi amici Tonino, Marco e Lunno.

In entrambe i fattori comuni sono la rabbia e la malinconia, per quella madre mai vissuta, scomparsa portandosi via l’amore. Quell’amore che ti fa da “àncora”.

Al buio, con gli occhi aperti, non mi concentrai davvero sul provino, ma sull’eventualità di diventare un calciatore famoso. Perché se lo fossi diventato mia madre avrebbe potuto ricevere mie notizie, guardarmi, e magari, nel vedermi, nel pensarmi, le sarebbe tornata la voglia di stare con me, come per quei pensieri che dimentichi di avere, ma che poi te ne ricordi e non puoi più ignorarli.

Pagina dopo pagina entriamo nel mondo di questo ragazzo. Ne scopriamo le fragilità, i sogni e la quotidianità.

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Ogni giorno ci sono loro, gli amici del quartiere, con cui scambiarsi informazioni sul sesso, le sigarette, le canne e la birra. Con cui condividere le prime paure o i primi “fasulli” atti di coraggio.

E poi c’è l’unico fra tutti: Lunno. Il migliore amico. Descritto come un “James Dean” adolescente. Ci conquista subito con la sua finta durezza e con quegli occhi in cui perdersi, per la vita che c’è dentro. È vero, non posso averli visti. Ma li immagino così.

Provai pena per Lunno. Perché mi sembrò che passasse il tempo sforzandosi di apparire sempre forte e duro. Non mi piaceva questa cosa ed io non volevo essere così. C’avevo provato e avevo capito che non ero così e che invece volevo solo amare ed essere felice e volevo che tutti se ne accorgessero. Volevo fare del mio sorriso un simbolo, uno sfregio permanente che mi rovinava la faccia.“

In Giovanissimi le iniziazioni da raccontare sono tante. E non tutte positive. Lo scopre presto Marocco, che trova sì il primo amore, ma arriva, forse troppo presto, vicino alla “frontiera”, tra il suo quartiere e il mondo fuori. Tra l’essere solo un ragazzo e l’ essere un adulto. Una linea di confine che se valicata segna il proprio destino. Per sempre.

Leggere questo romanzo è un atto di dolcezza verso gli adolescenti che siamo stati. Un ringraziamento speciale a quegli anni in cui abbiamo iniziato a conoscere e “ad ammaestrare” le nostre solitudini e ansie. Magari d’estate, con un amico speciale seduti su un muretto. In attesa.

GIOVANISSIMI – NNEDITORE – 2020

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