Il Nido Delle Cicale, ultimo romanzo di Anna Martellato, è la storia di Mia una giovane donna che decide di cambiare profondamente la propria esistenza.
Mia gode di un equilibrio sociale ed economico apparentemente perfetto. Ha un compagno, una bellissima casa a Stoccarda, uno stile di vita più che benestante. Ma la letteratura insegna che dietro la perfezione esiste sempre il dramma.
Mia vive una vita che non è la sua. Tutto è fissato in un ordine stabilito da Alessio il suo convivente. L’organizzazione del tempo, la casa, le abitudini, gli interessi sono tutti scanditi da lui.
Nel Il Nido Delle Cicale scopriamo che in realtà la protagonista è una donna tormentata da un passato doloroso. Un passato che l’ha portata via presto da casa e lontano dalla sua famiglia.
Tutte le descrizioni sulle sue ossessioni, le sue fobie, ci presentano un’anima inquieta e complessa.
E se un’anima inquieta intuisce una crepa, nel proprio mondo impeccabile, la trama, inevitabilmente, assume risvolti e toni molto diversi da quelli delle prime pagine.
Ed eccola apparire la rottura definitiva: un giorno Mia ha un sospetto e poi una certezza. Per puro caso, infatti, trova alcuni dettagli, a lei sconosciuti, sulla vita di Alessio. Un uomo che non è la persona che vuole far credere.
“Il cielo sopra Stoccarda per Mia era cambiato un pomeriggio di fine estate, quando si era accorta di qualcosa che sfuggiva all’armonia perfetta che avevano costruito. Era come una piccola crepa su un guscio, nient’altro. Per quanto Mia ignorasse quell’imperfezione, c’era qualcosa di simile a una vocina maligna e diffidente dentro di lei che continuava a insinuare era lì, in quella crepa, qualcosa non quadrava.”
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Quanto tempo è possibile “sostare” nei dubbi, nelle bugie e nelle proprie paure? Giorno dopo giorno la sua bella casa diventa una gabbia.
È a questo punto che Mia decide di tornare nella dimora della sua infanzia presso il Lago di Garda. Cosa l’ha spinta a tornare? Solo il suo presente? Il richiamo del passato? Entrambi probabilmente.
Ad accogliere Mia, saranno sua madre e la sua tata, ormai, anziana. Ma soprattutto, ad accogliere l’esistenza di tutte queste donne, sarà una profonda volontà di rinascita, che le vede unite nell’affrontare eventi dolorosi, nodi irrisolti e nello scoprire risorse, nuovi inizi e chissà anche nuovi amori.
Il tema del “ritorno” del “nostos” nel Il Nido Delle Cicale non è solo una necessità narrativa, data dalla presa di consapevolezza della protagonista, è un atto di coraggio. Ripresentarsi alla propria famiglia, alla vita lasciata significa fronteggiare le ombre e, finalmente, fare pace con sé stessi, con i sensi di colpa, con la paura e con i rimpianti.
Ho provato rabbia mista ad antipatia verso Mia, inizialmente, a causa della sua passività, il suo cedere sempre e solo alle necessità del compagno. Ma con altrettanta forza e vitalità l’ho accompagnata nel suo risveglio. Scoprendola. La fragilità non va negata, va contestualizzata e accolta.
Perché come per le cicale il nido è sottoterra, ma poi la vita esplode là fuori ed è necessario un bel taglio netto al proprio guscio.
IL NIDO DELLE CICALE – GIUNTI – 2020
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