La Salvezza Del Bello, una citazione:
“La levigatezza è il segno distintivo del nostro tempo. È ciò che accomuna le sculture di Jeff Koons, l’iPhone e la depilazione brasiliana. Perché oggi troviamo bello ciò che è levigato? Al di là dell’effetto estetico, esso rispecchia un generale imperativo sociale, incarna cioè l’attuale società della positività. La levigatezza non ferisce, e neppure offre alcuna resistenza. Chiede solo un like.”
La Salvezza Del Bello ci invita a un cambiamento etico di paradigma.
Dostoevskij sosteneva che solo la bellezza potrà salvarci.
Ma oggi è il bello stesso a dover essere messo in salvo, recuperando l’integralità della sua esperienza che l’epoca digitale fa svanire di giorno in giorno.
Questo è l’intento di questo saggio di Byung-Chul Han, che ripercorre momenti essenziali del pensiero europeo sul bello – da Platone a Nietzsche, da Barthes a Adorno – per mostrare con vigorosa persuasività la deriva estrema della nostra esperienza estetica.
L’estetizzazione diffusa, la veloce proliferazione di immagini levigate e consegnate al consumo, in cui conta solo il mero presente della più piatta percezione, conducono a una fondamentale anestetizzazione.
Nulla più accade e ci riguarda nel profondo, e così l’arte diventa, come già aveva avvertito Nietzsche, solo occasione di una momentanea eccitazione.
La bellezza viene oggi intesa – e così sedata – come luogo della pulizia, dell’ordine e del decoro: un eros depotenziato in luccicante pornografia.
L’esperienza del bello è oggi impossibile. Viviamo in un eterno presente plastificato, senza futuro e senza storia.
Quando si fa largo il mi-piace, il like, viene meno l’esperienza, la quale risulta impossibile senza negatività.
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L’originario esercizio del bello è invece una scossa estatica che ci trasforma e si prolunga anche nella vita etica e politica.
La bello naturale non rimanda al sentimento di piacere, ma a un’esperienza di verità, che passa necessariamente per uno scuotimento o un dolore.
Il bello digitale, invece, costituisce un levigato spazio dell’uguale che non permette alcuna estraneità, alcuna alterità.
Byung-Chul Han, nato a Seul, è considerato uno dei più interessanti filosofi contemporanei. Docente di Filosofia e Studi Culturali alla Universität der Künste di Berlino, ha già pubblicato numerosi saggi con Nottetempo.
La riflessione di Byung-Chul Han si concentra da sempre sull’indagine dei paradigmi più profondi della modernità, con un’attenzione particolare verso le modifiche che la rivoluzione digitale ha portato nella vita quotidiana, nelle relazioni e nel rapporto con il reale.
La Salvezza Del Bello, secondo Han, deve «impegnare a una responsabilità» perché solo così otterremo la salvezza dell’altro da noi.
Solo il bello, quello autentico, è in grado di superare la fugacità del presente ergendosi a baluardo rispetto al consumo che invece annienta l’arte.
Riscoprendo il valore etico legato all’arte e alla bellezza, sarà allora possibile il tentativo di tornare a vedere le cose nel loro «rilucere della verità».
Solo così potremo tornare ad ammirare ciò che vincola alla responsabilità e all’impegno, anche nella socialità.
Questa post-modernità riuscirà quindi a preservare il bello?
Non sarà facile, ma bisogna recuperarne la concezione per un imperativo morale.
LA SALVEZZA DEL BELLO – NOTTETEMPO – 2019
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