Recensione di Le Macchine Nel Mondo Antico – Giovanni Di Pasquale


Le Macchine Nel Mondo Antico Recensioni

Le Macchine Nel Mondo Antico, una citazione:

“Non a caso, quando a partire dal Medioevo le opere originali di Archimede hanno cominciato a riemergere da un oblio secolare, una tradizione già consolidata nell’antichità gli riconosceva la realizzazione delle stupefacenti macchine belliche che avevano permesso di ritardare la caduta della città assediata dai Romani, nonché di dispositivi come il planetario meccanico, la vite idraulica, la vite senza fine.”

Le Macchine Nel Mondo Antico ci restituisce il fermento dei numerosi centri in cui prese piede una fiorente cultura scientifica, una vera e propria civiltà del fare.

Sono davvero pochi, soprattutto in Italia, i libri dedicati alla scienza nel mondo antico.

E ancor meno quelli che ne prendono in considerazione gli aspetti connessi all’invenzione, alla costruzione e all’uso delle macchine e degli strumenti scientifici.

L’antichità è immaginata come un’epoca di straordinaria fioritura artistica e architettonica, letteraria e filosofica.

La presunta marginalità delle conoscenze scientifiche, l’incapacità di porre in proficua relazione scienza e tecnica, oltre all’ampia disponibilità di schiavi, hanno costituito i pilastri della tesi della “stagnazione tecnologica” del mondo antico.

Questa ipotesi è qui confutata, mettendo a frutto studi e ricerche degli ultimi anni.

L’antichità è caratterizzata dalla presenza di personaggi capaci di costruire e adoperare strumenti per portare a compimento sfide a lungo apparse come sogni impossibili.

Strumenti e invenzioni che definiscono il paesaggio del Mediterraneo come un vero e proprio “paese delle macchine”.

Già dal III secolo a.C., un viaggiatore che avesse attraversato in lungo e in largo questo grande mare si sarebbe trovato di fronte a un paesaggio che era stato costruito e trasformato dall’uomo.

Vasche per la premitura delle uve, ruote idrauliche, torchi a leva, macine, segherie per il taglio della pietra, gru, officine, cantieri edili e navali.

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Ma poteva anche imbattersi negli spettacolari teatrini di automi, così come in torri d’assedio mobili, catapulte e baliste, che venivano sfoggiate negli arsenali del tempo.

Siracusa, Rodi, Samo, Pergamo, Alessandria d’Egitto, Roma: ecco alcuni dei poli tecnologici del mondo antico.

Tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C., Archimede, Filone di Bisanzio, Vitruvio ed Erone di Alessandria ci hanno lasciato testimonianze preziose sui principi che governavano il processo costruttivo.

Le loro opere rappresentano l’elaborazione più alta, l’ambizione teorica, dietro cui si celano le fondamentali esperienze di generazioni di tecnici e artigiani rimasti sconosciuti, eroi senza nome del progresso tecnologico.

Se ci si dimentica di questi tecnici, della perfezione esecutiva da essi raggiunta, osserva Di Pasquale, i complicati congegni pneumatici e i raffinati meccanismi a ingranaggi astronomici continueranno a essere considerati oggetti misteriosamente estranei alla civiltà antica.

Giovanni Di Pasquale è professore associato aggiunto di Storia della Scienza presso la Texas A&M University, autore di numerose pubblicazioni di Storia della Scienza tra antichità e Medioevo.

Con Le Macchine Nel Mondo Antico ci restituisce l’immagine di un passato con un grado di sviluppo tecnologico notevolissimo, grazie a macchine che sono rimaste in uso fino al XVIII secolo, soppiantate solo dalla Rivoluzione industriale.

Un viaggio nello spazio e nel tempo, un omaggio all’ingegno e alle idee che sono proliferate lungo le rive del Mediterraneo.

LE MACCHINE NEL MONDO ANTICO – CAROCCI EDITORE – 2019

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