Recensione di Martiri Per L’Irlanda – Manuele Ruzzu


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Martiri per l’Irlanda. Sofferenza, orgoglio, coraggio.

Il libro di Manuele Ruzzu descrive in maniera puntuale e meticolosa ciò che ha segnato in modo indelebile la storia del conflitto nord irlandese durante il XX secolo: il carcere e le proteste al suo interno.

Una rappresentazione accurata della vita all’interno delle prigioni dei detenuti repubblicani, con particolare attenzione verso coloro che hanno sacrificato la propria esistenza nei primi anni ‘80.

Una vita fatta di percosse, di trattamenti disumani. Ma anche di pensieri, di comunità, di voglia di rivalsa.

Di voglia di far sentire la propria voce. Attraverso lo sciopero della fame. Una pratica famigliare per gli irlandesi. Le sue origini rievocano epoche lontane, addirittura l’era pre-cristiana.

Quest’arma così nobile permise ai detenuti repubblicani di avere l’attenzione del mondo intero.

Sempre nel nome dell’Irlanda: “sembra che preferiscano affrontare la morte piuttosto che sottomettersi ad essere classificati come criminali.”

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I detenuti rinchiusi a Long Kesh volevano esaudite le famose “cinque richieste”.

Una battaglia di principio, rivendicazioni legittime da contrapporre all’intransigenza della “lady di ferro” Margaret Thatcher.

Per vincere contro il mostro inglese avrebbero sopportato qualsiasi sopruso, qualsiasi vessazione.

L’importante era andare “oltre l’estremo”. Al punto da essere rappresentati quasi come martiri sacri:

“nei murales dell’Irlanda del Nord i blanketmen cominciavano ad essere ritratti come moderni Gesù Cristo.”

La regola era non mollare. Resistere, farlo con fierezza, farlo fino in fondo.

Uomini e donne d’Irlanda si unirono in quello che alcuni definirono come un fanatico gesto compiuto da feroci terroristi. Altri, soprattutto nell’ambiente ecclesiastico, come un suicidio.

Solo illazioni. In fondo “non esiste amore più grande per un uomo del donare la vita per i propri amici.”

Le parole di Bobby Sands riecheggiano ancora nell’aria. Rompono ancora il silenzio. Commuovono e, a quarant’anni di distanza, fanno dannatamente riflettere.

In Martiri per l’Irlanda la figura di Sands viene esaminata nella sua interezza. Poeta, musicista, insegnante di gaelico, rivoluzionario. Uomo.

Grazie alle testimonianze raccolte dall’autore, tra le righe emerge con forza il fascino di quest’uomo, capace di incantare le anime dei propri compagni di detenzione. Futuri compagni di morte.

Appare chiaro quanto fosse caparbio il suo gesto, emerge con estrema onestà la perseveranza che ha accompagnato la sua impresa: “Io ho molta fiducia. Gli uomini dovrebbero sempre nutrire speranze e mai perdersi d’animo.”

Quegli uomini erano i suoi fratelli, erano gli altri eroi come lui. Che la storia ha definito come “hunger strikes”.

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Il testo di Ruzzu esamina le sofferenze dei detenuti e lo strazio dello sciopero della fame anche dal punto di vista anche degli attori non protagonisti. Le famiglie. Vittime tanto quanto chi ha sacrificato la propria esistenza:

“Credevano in ciò che noi chiedevamo, credevano in ciò per cui combattevamo ma, allo stesso tempo, non ritenevano che quella fosse la strada migliore per ottenere le cose.”

Scorrendo le pagine non si può fare a meno di rimanere affascinati da questi valorosi combattenti, non si può rimanere indifferenti rispetto alla causa per la quale hanno combattuto.

In fin dei conti, non è poi così facile essere ricordati come dei martiri.

“Bobby, la tua morte è stata una perdita enorme, come Cristo hai portato la tua croce. Ora dormi amico mio, con i martiri del passato. Ci hai ispirato con il tuo coraggio e fino alla fine combatteremo.”

MARTIRI PER L’IRLANDA – FRATELLI FRILLI EDITORI – 2004

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