Memorie Del Conte Di Gramont, una citazione:
“Poiché coloro che leggono solo per divertirsi mi paiono più ragionevoli di quelli che aprono un libro solo per cercarvi dei difetti, dichiaro che, senza darmi pensiero della severa erudizione di questi ultimi, scrivo solo per lo svago degli altri.”
Le Memorie Del Conte Di Gramont non è una biografia né un romanzo.
Sotto il regno di Luigi XIV, il Re Sole, nell’incerta zona di confine tra Sei e Settecento, al margine degli ambienti letterari ufficiali, brulica un mondo multicolore di personaggi stravaganti, cortigiani sfaccendati, brillanti avventurieri.
In questo variopinto microcosmo spicca la figura del conte Philibert di Gramont, l’uomo più alla moda del suo tempo.
Il conte di Gramont aveva ottant’anni quando fornì il materiale per la stesura delle sue memorie all’irlandese Anthony Hamilton, suo cognato.
Ottant’anni di mirabolanti e inguaribili passioni, intrighi, scandali, aneddoti.
Una vita e un peregrinare incredibili.
Il conte di Gramont nel 1662 fu esiliato dalla Francia per aver corteggiato una delle amanti del re.
Si rifugiò allora in Inghilterra per due anni, trovando un’atmosfera a lui congeniale nella licenziosa corte di Carlo II.
Qui conobbe anche la futura moglie Elizabeth Hamilton e il buon amico Anthony.
Hamilton, scrittore di grande talento, fingendo di scrivere sotto dettatura dello stesso Philibert, riuscì a trasformare queste Memorie Del Conte Di Gramont in un appassionante racconto romanzato.
Quello che ne viene fuori è un affresco intenso e pungente della corte inglese di Carlo II e di quella francese di Luigi XIV.
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La vita di una simpatica canaglia, che passa il suo tempo nei salotti, al gioco e nelle alcove più che sul campo.
Insomma il contrario dell’eroe romantico, del gentiluomo di esemplare probità che i libri dell’epoca si affannavano tanto a rappresentare.
Gramont viene ritratto come un libertino spregiudicato che però tutti adoravano per la vitalità e l’ironia, per il fascino e il savoir faire.
Nelle Memorie Del Conte Di Gramont ci ritroviamo catapultati nel mondo imperfetto delle regge reali, non già attraverso la rivisitazione di uno scrittore odierno, ma grazie alla penna di chi era là, a vivere quell’era straordinaria.
Dopotutto, sembra dire Hamilton, non vale la pena di inventare nulla: la vita, la storia sono più divertenti e istruttive.
Al di là della veridicità o meno dei fatti, è raro poter scorrere pagine pubblicate per la prima volta nel 1713.
La Tartaruga ha riportato in libreria, con la traduzione di Fausta Garavini, questa opera brillante.
Quello che viene fuori dalle sabbie del tempo è un piccolo gioiello.
Un libro irriverente, spassoso, ironico che porta il lettore in un mondo in cui uomini e donne, fuor di belletto e frivolezze, compiono azioni mirabolanti e vivono passioni cocenti.
Il racconto vivido di un’epoca ormai perduta eppure così amata.
Sofia Coppola e la sua Marie Antoinette pop amerebbero, e molto, queste pagine.
MEMORIE DEL CONTE DI GRAMONT – LA TARTARUGA – 2020
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