Recensione di Morte a Firenze – Marco Vichi

Recensione di Morte a Firenze – Marco Vichi

Morte a Firenze di Marco Vichi è il quarto romanzo della serie del commissario Bordelli.

Ambientato nel 1966 in una Firenze a pochi giorni dall’ alluvione del 4 novembre. La pioggia maledetta che cambiò per sempre i destini di molti fiorentini. E che sicuramente tutti ricordano, anche chi non c’era, tramite i racconti dei testimoni.

Un bambino di 13 anni è scomparso e il suo cadavere viene ritrovato sulle montagne circostanti e tranne una casuale bolletta intestata ad una macelleria nessun indizio viene in aiuto alle indagini. Ma la bolletta non sembra essere sufficiente a costruire una pista. Bisognerà indagare parecchio.

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La pioggia incessante che accompagna le indagini spazza via ogni traccia dal luogo del delitto. Non cede fino a quando l’Arno con la furia delle sua acque decide di abbracciare tutto portandosi via case, animali, automobili e qualsiasi cosa si ponga sul suo ormai debordante cammino. Un cataclisma inaspettato e devastante.

In Morte a Firenze Bordelli intreccia la sua vita con il pensiero fisso del dolore e della paura che il bambino può aver provato prima di morire e promette al padre di trovare chi lo ha ucciso.

Le indagini si snodano sempre più rapide e i dettagli di come potrebbero esser andate le cose sono sempre più raccapriccianti. Si cresce d’intensità col progredire della storia.

Morte a Firenze è la storia di due tragedie intrecciate: quella di una città messa in ginocchio dalla natura e quella della morte di un bambino che tornava da scuola sotto la pioggia e per una assurda coincidenza non ha più riabbracciato i suoi genitori.

Bordelli è il commissario disincantato che con la sua tenacia ci porta alla comprensione di come si sono svolti i fatti anche se questo non basterà…

MORTE A FIRENZE – GUANDA – 2017


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