Recensione di Non Esistono Piccole Storie – Johannes Bückler

Recensione di Non Esistono Piccole Storie – Johannes Bückler

Non Esistono Piccole Storie è stato definito la nuova Spoon River, l’antologia di Edgar Lee Masters, che amo tanto e che ogni tanto rileggo.

Inizia con la prefazione di Carlo Lucarelli che ci racconta che lui sa cosa succede…

Quando un narratore incontra una storia, io lo so.

Scocca una scintilla, quando un narratore così incontra una storia.

È come una scarica elettrica, che ti fa saltare su te stesso come una molla, che ti illumina come quelli che prendono la scossa nei cartoni animati, e ti lascia dentro una frenesia, una smania, proprio elettrica, davvero, che non riesci a stare fermo. 

Perché se non la racconti, quella storia lì, muori. 

Non Esistono Piccole Storie raccoglie racconti di vite che in pochissime righe, in poco spazio, ci lasciano l’idea esatta di ciò che può essere stato.

I protagonisti delle narrazioni sono quasi sempre riconoscibili per le foto che vengono riportate.

Non Esistono Piccole Storie lo trovi QUI

Sono donne, uomini e bambini cui è accaduto qualcosa di speciale o che hanno reagito in maniera speciale a qualcosa che tutti stavano vivendo.

Procedendo nella lettura si attraversano vite, periodi storici e situazioni affascinanti, quanto al limite.

Alcune sono indimenticabili, come quella de Il più bel bambino ariano, una bambina ebrea che a insaputa della sua  famiglia viene riportata in copertina, su una rivista con la didascalia “Il più bel bambino ariano tedesco“.

Poi c’è il primo giorno di scuola di Ruby Bridges, e il medico Luigi Marangoni, i 5 fratelli Sullivan grazie ai quali nel 1948 viene approvata la direttiva Sole Survivor Policy, secondo la quale in guerra i fratelli vengono separati e toglie dal combattimento  i componenti di una famiglia che ha già avuto un caduto.

Tutti gli scorci di vite raccontate dalla Tweet-Star  Johannes Bückler sono davvero affascinanti e riportate in maniera accattivante, ma una mi ha molto colpito.

Quella della diciannovenne Jessica Lynch, catturata in Iraq nel 2003, picchiata, violentata e torturata dagli scherani di Saddam Hussein.

Il Washington Post ne riporta la notizia descrivendo l’accaduto, la CIA con i Black Hawk e i Marine riescono a salvarla e riportarla in patria sana e salva.

O forse no?

“Ricordando che l’arma più forte e più potente di tutte rimane sempre la menzogna.”

E quanto è vero che Non Esistono Piccole Storie!

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