Recensione di Quaderno Dei Fari – Jazmina Barrera

Recensione di Quaderno Dei Fari – Jazmina Barrera

Quaderno Dei Fari racconta queste insolite “creature” del mare che da secoli tentano di guidare gli uomini verso un approdo sicuro.

Tra memoir, saggio, diario di viaggio l’autrice ci consegna testimonianze storiche, letterarie. Narrazioni in prima persona sui fari da lei stessa visitati.

I Maya, Greci, Romani, in qualsiasi epoca, fino ad arrivare ad oggi, l’uomo ha sentito la necessità di proteggersi dagli abissi, dall’oscurità. Di domare l’acqua fonte di vita e morte e di dare conforto ai marinai, ai navigatori innalzando queste torri nel mare, mix affascinante di poesia e ingegneria.

“Tutte le strade portano all’ acqua, dice Ishmael; la ragione per cui nessuno può resistere alla sua corrente è la stessa che ha portato Narciso ad affogare nel proprio volto: perché l’ acqua è “l’immagine dell’ inafferrabile fantasma della vita.“

In Quaderno Dei Fari pagina dopo pagina scopriamo il valore storico e pragmatico di questi giganti del mare. Ma il faro ha una sua poetica importante che da sempre ha nutrito l’ immaginario collettivo.

Da Omero, Walter Scott, Stevenson, Lawrence Durrell, Virginia Woolf, Hopper il nostro viaggio letterario si intreccia con le loro storie. Con le loro visioni. Ma avremo anche modo di esplorare con l’autrice i fari per lei più significativi “volando” dalle coste del New England, alla Cornovaglia, alla Francia, Spagna. Ognuno con un aneddoto. Ognuno con uno ricordo, un sogno, una disillusione da rivivere.

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Tecnica, audacia, follia, razionalità, speranza. Il faro è tutto questo. Il faro un tutt’uno poi con il suo guardiano “naufrago per volontà propria”. Un sodalizio di odio e amore, andata e ritorno, vita e morte.

Leggere Quaderno Dei Fari racconta una grande verità: l’acqua dannatamente selvaggia in cui navighiamo, il naufragare, la vista di un faro e immediatamente dopo il salvarsi, non sono altro che la condizione umana in cui ognuno di noi fatalmente si ritrova.

«In compenso quando visito i fari, quando leggo e scrivo di fari, mi allontano da me stessa. A qualcuno piace guardare dentro i pozzi. A me fa venire le vertigini. Ma con i fari smetto di pensare a me stessa. Mi allontano nello spazio e vado in luoghi remoti. Mi allontano anche nel tempo, verso un passato che so di idealizzare, in cui la solitudine era più semplice. Mi discosto anche dai gusti del mio tempo perché oggi i fari sembrano figure romantiche e sublimi, due parole passate di moda. È difficile parlare degli argomenti associati ai fari: la solitudine o la follia. Noi che ci proviamo, non possiamo accettare di essere stucchevoli.»

QUADERNO DEI FARI – LA NUOVA FRONTIERA – 2021

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