Strega Comanda Colore, opera di Chiara Tagliaferri, è un inno alla consapevolezza. Quella sfrontata. Quella che attraversa i fantasmi del tempo trascorso, buca il velo dell’ innocenza e resta. Resta per sempre.
È la voce narrante della nostra protagonista, figlia di quest’ epoca, a condurci tra le pagine del romanzo. In una storia che è collettiva e intima. Varca gli anni. A volte sospesa come uno splendido incantesimo. A volte maledetta, da un sortilegio di una strega. Appunto.
Strega Comanda Colore, forse autobiografico o forse no, racconta le vicende di questa bambina, poi ragazza e donna che “tagliuzza”, rivede, smonta e rimonta il suo passato. Riflette. Per consegnarci le sue verità che presto diventano anche un po’ le nostre.
Lei la protagonista, ma non solo lei. Sullo sfondo, ad ogni frase, ad ogni capitolo avanza “l’ epopea” di un’ intera famiglia. Siamo a Piacenza, nella bassa padana dove i giorni sembra non scorrano mai.
In Strega Comanda Colore ogni personaggio porta con sé una favola amara. Dalla dispotica nonna Viviana che gestisce avidamente fino alla sua morte i beni di famiglia. Senza affetto, senza cura verso le figlie e le nipoti. Anzi umiliandole. Senza mai concedere loro un aiuto anche in caso di difficoltà. Condannando la nostra voce narrante a detestarla fino alla fine dei suoi giorni. Costringendola a custodire un segreto che la tormenterà fino alla svolta finale.
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«A cinque anni: ”Mamma, quando la nonna Viviana muore ballerò sulla sua tomba con delle scarpe rosse”, e mia mamma si sente in colpa: “Come ti ho passato tutto questo? Dal sangue?”
Dallo stesso sangue discendono poi tutte le altre figure femminili di questo romanzo. La madre, la sorella, la zia della nostra protagonista. Andando a ritroso, nelle loro vite, le conosceremo una a una. Ognuna con con un riscatto vero o immaginato da vivere. Malinconia, ironia, risate e lacrime. Voglia di fuggire e di restare. O di restare, fuggendo perché no.
E lo sa bene la nostra interprete principale. Quando decide di abbandonare Piacenza per trasferirsi a Roma. Dove incontrerà relazioni “tarocche”, amicizie profonde, lavori rifugio e legami importanti. E dove avrà modo di venire a patti “con tutti i suoi ieri” e i propri demoni.
la Strega Comanda Colore è un romanzo sui cambiamenti importanti. Quelli repentini o rimandati, di chi decide, più o meno consapevolmente, di andare incontro alla propria natura. Di accettare se stesso. Anche quando l’ ospite, il nostro vero io, cela magie da strega cattiva.
«Conto i Natali che mi hanno vista immobile nella vita: tutti. Anno dopo anno, sempre avvolta nelle coperte e occupata a cambiare canale, in tv danno Piccole donne, il piccolo Lord, il piccolo principe, nevica anche su quelle teste boccolute – maschi femmine e statue che persino con il cuore di piombo restano piccole e buone -, solo io cresco accumulando sfaceli. Penso che mia nonna in realtà un lascito testamentario me l’ ha riservato: mi ha trasmesso la capacità di farmi odiare. Ho coltivato quest’ attitudine con Rita, l’ho allenata con Johnny e, cattiveria dopo cattiveria, Viviana mi riacciuffa riportandomi a lei: “Non sei diversa da me, marcirai qui” Dove altro posso andare nonna?»
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