Una Banda Di Idioti, una citazione:
“Quando la ruota della Fortuna gira verso il basso, vattene al cinema e dimentica tutto il resto.”
Quando nel mondo appare un vero genio, lo si riconosce dal fatto che tutti gli idioti fanno banda contro di lui.
È il principio primo che muove ogni altra idea, sogno e azione di Ignatius J. Reilly, uno dei massimi nemici del popolo americano di questo secolo.
Immaginatevi una strana miscela fra un barbone, un Oliver Hardy impazzito, un Don Chisciotte grasso e un Tommaso d’Aquino perverso. Un trentenne omone munito di berretto, paraorecchie verdi e baffoni che, fra giganteschi rutti e flatulenze, si vede costretto a continui attacchi contro un’America “priva di geometria e teologia”.
Ha un’altissima ed esagerata considerazione di sé. Si ritiene un genio anche se non produce granché a parte brani di una sorta di diario, da lui considerato un capolavoro, talmente politicamente scorretto da diventare una specie di trattato ridicolo e folle.
“Io sono un anacronismo vivente; questo la gente lo capisce e mi diventa ostile.”
Sua madre pensa che lavorare gli farebbe bene e Ignatius intraprende quindi una serie di lavori che lo porteranno a vivere avventure strambe, fino al più completo disastro.
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Attorno a loro, in una New Orleans anni ’60 trasformata in palcoscenico quasi dadaista, un coro greco di personaggi epici.
Jones, negro in semischiavitù, che fulmina con una frase al vetriolo “quella nazista della padrona” del localaccio “Notti di Follia” e ci fa ridere fino a piangere.
La signorina Trixie, ottuagenaria sempre a caccia di prosciutti pasquali e, suo malgrado, dell’eterna giovinezza.
Myrna, anarco-femminista di New York, che sfida con un serrato carteggio anima e sesso di Ignatius.
Santa Battaglia e l’agente Mancuso, pronti a consolarsi con partite di bowling. E poi, Yoghi, Rosvita e Batman, le Manifatture Levy, Gus Levy, signora e viziatissime figlie.
Immaginatevi un diario del lavoratore, una summa teologica dell’assurdo, una rivolta di operai attorno a una croce eretta nell’ufficio contabilità, chilometri di archivio ridotti a zero in un minuto, un vecchio cliente umiliato senza scampo con una lettera di insolenze ineguagliabili.
Immaginatevi una crasi tra Fante e Bukowski: avrete così solo una piccola idea di Una Banda Di Idioti e dei dialoghi inarrivabili per ritmo e sagacia che vi sono contenuti. Una vera e propria comédie humaine che tanto racconta, ancora, dell’America odierna.
Ignatius J. Reilly è una delle figure letterarie più potenti e spassose della letteratura americana contemporanea. Ciccione, ideologo a suo modo, fannullone, arrogante e ipocondriaco, dovrebbe disgustarci con i suoi gargantueschi gonfiori, il disprezzo tonante e le sue battaglie personali contro tutto e tutti.
Ma Ignatius, a ben vedere, non siamo altro che tutti noi colpiti da una temporanea Sindrome di Tourette, le volte in cui siamo bloccati nel traffico, sentiamo le sciocchezze al telefono di qualcuno o un vecchietto ci passa davanti alla Posta.
Forse è vero che sono i libri che scelgono noi, e non il contrario. Mi imbattei in questo libro anni fa, su una bancarella di libri usati, durante uno scroscio di monsone in una amena isola della Thailandia.
Una Banda Di Idioti è , ad oggi, il libro che più ho regalato e che più provo gioia nel raccontare o rileggere.
John Kennedy Toole morì suicida nel 1969, a soli 32 anni. Ma, prima di lasciarci, ci ha consegnato un mondo buffo e tragicomico condensato in queste pagine.
Immaginatevi un capolavoro, e poi leggetelo.
Questo libro lo è.
UNA BANDA DI IDIOTI – MARCOS Y MARCOS – 1998
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