Subito dopo la morte di sua madre, Annie Ernaux scrive quello che diventerà l’incipit di Una donna, 99 pagine in cui l’autrice racconta, senza filtri e inutili censure il suo rapporto con la madre.
Per noi figlie femmine parlare delle nostre madri è sempre complicato, volenti o nolenti finiamo per rimanere incagliate a vita in quel sentimento naturalmente intriso d’amore e aspettative e a volte involontaria competizione.
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Annie Ernaux in Una donna descrive sua madre in tutte le sue “sfumature “ e il risultato porta i lettori a comprendere una cosa, l’amore che viene dal sangue.
“Tre bare erano aperte per permettere di decidere anche il rivestimento interno. Ho scelto la quercia perché era il suo albero preferito e perché di qualsiasi mobile nuovo voleva subito sapere se fosse di quel tipo di legno”.
Una donna è un racconto minuzioso che parte dalla morte, dalla fine, per tornare indietro ripercorrendo a ritroso la vita di una donna e del modo in cui aveva vissuto i suoi sentimenti.
Eccola giovane sposa
“Le prime sere (…) è entrata a letto tenendosi addosso le mutande sotto la camicia da notte. (…) l’amore si poteva fare soltanto al riparo dalla vergogna “.
Caparbia, molto più del marito, negli anni Trenta, rilevò un bar-drogheria in una cittadina operaia affollata di alcolizzati e ragazze madri.
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“Mia madre aveva 25 anni. È qui che dev’essere diventata lei”.
Una donna è un unico lungo ricordo di questa figlia che non vuol dimenticare nulla perché una madre è una madre, anche nei suoi aspetti peggiori, l’attenuante si concede sempre.
“Mi dava della cagna, della stracciona (…) mi picchiava con facilità, soprattutto schiaffi, talvolta pugni sulle spalle”.
Questo modo di raccontare la madre, scrive Annie Ernaux, è quello giusto per andare verso la verità superando il ricordo individuale e arrivando ad un significato più generale. Una donna è la storia di una madre e una figlia, due donne a confronto che inseguono il loro reciproco amore per tutta la vita.
“Non le è piaciuto vedermi crescere. Nello scorgermi nuda sembrava che il mio corpo la disgustasse”.
E tra i ricordi, più dolorosi che felici, Annie Ernaux ci fa conoscere Una donna che non è una come tante, è sua madre e l’amore, lo smarrimento e il dolore per la perdita le fanno scrivere:
“Non ascolterò più la sua voce. Era lei, le sue parole, le sue mani, i suoi gesti (…) a unire la donna che sono alla bambina che sono stata”.
Il traduttore, ricordo, è Lorenzo Flabbi.
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