Recensione di Una Specie Di Vento – Marco Archetti

Recensione di Una Specie Di Vento – Marco Archetti

Una Specie Di Vento, una citazione:

‘E’ la storia di cinque uomini e di tre donne che, prima di essere nomi su una lapide commemorativa, erano vivi, dunque né santi né eroi ma esseri umani come tutti, con i dubbi, le gioie e gli smarrimenti dell’ardente corpo a corpo con la vita. L’ho scritta con lo sguardo rivolto all’indietro e col pensiero a un presente in cui il terrorismo e la violenza hanno riguadagnato un malaugurato protagonismo. L’ho scritta ed è un canto di vita: la morte in ritardo di duecento pagine.’

Brescia, Piazza della Loggia, 28 maggio 1974. Una manifestazione antifascista riunisce partiti e sigle sindacali. Una bomba nascosta in un cestino porta-rifiuti ed una fiumana di gente tutt’intorno. L’esplosione alle ore 10.12, dissero i sopravvissuti, fu ‘una specie di vento’.

Il bilancio: otto vittime e centodue feriti.

Negli anni, indagini, depistaggi, omissioni, mezze verità, cinque istruttorie, tredici dibattimenti e due condanne definitive arrivate nel giugno 2017.

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Quarantatré anni dopo, Marco Archetti, scrittore bresciano, avvalendosi di documenti storici e di testimonianze di prima mano, compone un’opera delicata che ridà vita alle otto vittime della strage e che, evitando ogni retorica e concentrandosi sulle loro vicende umane, le fa riaffiorare dal buio dell’oblio e della morte.

Una Specie di Vento è un atto d’amore e di memoria.

Per la prima volta, i caduti della strage non sono soltanto nomi su una lapide commemorativa. Ma vengono raccontati come uomini e donne in carne e ossa. In una Spoon River lombarda, scandita dalla voce del sopravvissuto Redento Peroni che, quella mattina, si trovava a pochi passi dalla bomba ma il destino volle che il piccolo gesto di uno sconosciuto gli salvasse la vita.

Così il suo racconto guida la narrazione e testimonia fatalmente un’epoca della nostra storia recente, anni bui, di piombo ma anche di umanità, tenerezza e legami profondi che hanno molto da dire a ciascuno di noi.

Storie che sono un vero e proprio canto di vita. “Credere nella vita e farselo bastare”.

Quella mattina di maggio la protesta della manifestazione era indirizzata alle violenze che si stavano materializzando nel nostro Paese, dove da cinque anni, dai tempi della strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969), l’innocenza si era perduta.

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Contro quelle trame, che coinvolgevano pezzi di uno Stato malato e deviato, persone innocenti che ne avvertivano l’olezzo maleodorante stavano offrendo la forza della loro partecipazione, per cambiare la grammatica della realtà.

Alcune di esse ne pagarono il prezzo, rimanendo sul selciato.

Ed è curioso e singolare che la maggior parte delle vittime fossero giovani insegnanti.

C’è la professoressa di francese che quando parla ai suoi studenti ha la carica convinta dell’insegnante nel film “L’attimo fuggente”. C’è il professore di fisica, che cerca un’anima filosofica nelle riflessioni scientifiche. E le docenti di lettere, che sanno coniugare la professione con la passione politica e l’impegno sindacale.

Una Specie Di Vento, toccante nel racconto delle vite private delle vittime, ci restituisce un’epoca di partecipazione e di impegno, di battaglie e di sogni, che sembra ormai lontana anni luce dal nostro presente.

Un libro raffinato che commuove, che fa pensare ed incazzare, fornendoci però una gran lezione: quella di credere nell’essere umano.

Perché forse è proprio vero che “a noi, sempre, ci illumina un sole”.

UNA SPECIE DI VENTO – CHIARELETTERE – 2018

 

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