Vite di lotta armata. Il testo di Lorenzo Bosi è un testo analitico, di rilievo, che non sconfina nel fanatismo.
Anzi, fornisce un’interpretazione dettagliata riguardo un aspetto fondamentale del conflitto nordirlandese: l’impegno nella lotta armata.
L’autore ha intervistato 25 ex militanti nazionalisti che hanno abbracciato la causa repubblicana tra il 1969 e il 1972.
Anni bui per chi si è visto costretto a lasciare le proprie case. Strazianti per chi è stato costretto a salutare i propri famigliari, vittime di questa paradossale guerra.
Anni di resistenza, di ribellione.
Entrare nella PIRA (Provisional Irish Republican Army) era inevitabile, era una chiamata quasi obbligata:
“Molte persone capirono che quella era la fine della resistenza passiva e che l’unico argomento che i britannici avevano ascoltato in passato era quello della forza, e così molte persone decisero che era il momento di usarla.”
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Due eventi fecero da spartiacque. Entrambi videro come protagonista la città di Derry: la “Battaglia del Bogside” del 1969 e il “Bloody Sunday” del 1972.
La violenza degli squadroni lealisti e l’inadeguatezza dell’esercito britannico fecero leva sui sentimenti dei repubblicani.
Così le fila della PIRA si ingrossarono a dismisura. Come sostenuto da un ex militante “…ho razionalmente pensato che lo Stato fosse irriformabile e quindi che l’unica strategia che avrebbe potuto rompere la presenza britannica era la lotta armata.”
In Vite di lotta armata emerge con forza il concetto di comunità. Comunità come barricata, come nodo indissolubile per sconfiggere l’oppressore.
Comunità come legame di sangue: “perché se qualcuno si fa male, tutti si fanno male. Se qualcuno sanguina, tutti sanguinano.”
Se hai fatto parte della PIRA, hai fatto parte di una famiglia. E ogni membro è una parte fondamentale di “un tutto”. La comunità nazionalista viene percepita vicina, molto vicina.
“Ognuno nella comunità era coinvolto. Era veramente in gran parte un progetto della comunità. Sentivamo che eravamo parte della comunità.”
Lorenzo Bosi, attraverso la sua ricerca, riesce a trasmettere al lettore le motivazioni che hanno spinto i militanti ad aderire alla lotta armata e a sostenerla.
Che tu sia un giovane del Bogside di Derry o di Falls a Belfast. Che tu sia una casalinga di Ardoyne o un pensionato di Portadown. Sarai sempre un tassello importante della comunità, sarai sempre impegnato nella “causa”.
I militanti hanno lottato per la gente dei propri quartieri. Senza la loro gente, non avrebbero potuto sopravvivere.
Vite di lotta armata trasferisce le emozioni dei protagonisti. Le parole degli intervistati suonano come una sorta di confessione.
C’è chi si è armato esclusivamente come reazione doverosa: “Non che comprendevo tutto allora, ma sentivo che quello che era stato fatto a noi era sbagliato e che qualcuno doveva fare qualcosa, e questo quello che mi ha motivato. Nei primi anni potevi morire senza neppure sapere per cosa morissi.” Morire senza coscienza politica.
Maturazione che gli ex combattenti perfezionarono durante la loro detenzione. Qui si sono fermati, si sono confrontati, hanno letto, appreso, si sono formati politicamente.
Gli intervistati rivelano di essere usciti dal carcere con un bagaglio di conoscenze da far invidia.
Hanno studiato la storia irlandese, la lingua irlandese, sviluppando la consapevolezza di essere dei “rivoluzionari”. “Fu un’università. L’università della rivoluzione.” In un’epoca “calda” come quella degli anni ’70, era facile identificarsi in Che Guevara, nei vietcong o nei palestinesi.
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Il libro di Bosi si chiude con il passaggio dalle armi alla partecipazione comunitaria. Come escono gli individui dalla lotta armata? Gli ex militanti, raccontano di essere diventati protagonisti di un altro livello di partecipazione. Ma senza rimorsi per quello che è stato.
Chi nella lotta contro la povertà della propria comunità, chi come consigliere comunale nel partito nazionalista (Sinn Fèin), chi più ai margini ma sempre utile alla propria “famiglia”.
“Ho imparato durante la lotta in carcere che devi essere molto paziente e che devi sapere accettare i piccoli passi in modo da ottenere grandi cambiamenti. Questo è un apprendimento che uso oggi nel mio lavoro dentro al Sinn Fèin.”
La lotta armata ha portato al sospirato cambiamento? Lorenzo Bosi fornice una risposta ad una domanda ancora senza risposta.
VITE DI LOTTA ARMATA – CAROCCI – 2016
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