Recensione di Manuale Per Vivere Nella Sconfitta – Silvia Albertazzi


Manuale per vivere nella sconfitta Libri

Manuale Per Vivere Nella Sconfitta una citazione:

“Mi considero uno scrittore minore. Non è una prova di modestia, perché io amo gli scrittori minori ﴿ Non sono il tipo di scrittore alla Solzenycin, uno scrittore che ha una grande, grandissima visione. Io ho solo un angolino. E mi ritrovo di più come un abitante di quell’angolo che in qualsiasi altra definizione, poeta o scrittore o paroliere.”

Manuale Per Vivere Nella Sconfitta è il primo volume dedicato a Leonard Cohen ad uscire dal limite delle biografie di settore per analizzare l’interezza dell’opera letteraria e poetica dell’enfant prodige delle lettere canadesi.

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Nel corso della sua carriera, dai ventidue agli ottantadue anni, Cohen ha sempre saputo individuare il proprio ruolo, passando da giovane poeta ammirato come una rock-star a carismatico leader generazionale, venerato ed indiscusso maestro della canzone d’autore.

Se è ormai un luogo comune considerare Leonard Cohen un poeta della canzone, è tuttavia raro – per non dire quasi impossibile – trovare critici letterari che si siano occupati della sua poesia per musica o l’abbiano inserita nei loro studi sul romanziere e il poeta, fortemente influenzato ai suoi esordi da Garcia Lorca, Dylan Thomas e W. B. Yeats.

Come  narratore, i romanzi “My favourite game” e “Beautiful losers”, presentano il tema, a lui caro, secondo cui la bellezza nasce dalla consapevolezza della sconfitta, dall’esperienza del fallimento.

Mentre il grande pubblico può contare su un vasto numero di biografie e analisi delle sue canzoni ad opera di critici musicali o esperti del settore, non esistono monografie critiche esaustive che prendano in considerazione l’opera omnia di Cohen.

Scopo di questo libro è dimostrare l’appartenenza dell’universo coheniano nella sua totalità al mondo delle lettere, senza poter più separare il poeta e il romanziere dal cantautore.

Prendiamo in esame l’intera opera dell’artista canadese. Dalle prime prove poetiche degli anni Cinquanta all’ultimo album del 2016. Il saggio di Silvia Albertazzi – al di fuori da ogni esegesi o agiografia, rifuggendo altresì da una compiacente e riempitiva aneddotica – dimostra in queste pagine come poesia, narrativa e canzone costituiscano per Cohen un’unica forma espressiva. In continua evoluzione, la bellezza dei perdenti e il valore della sconfitta sono esaltati attraverso un uso ipnotico e ammaliante della parola – sia scritta che musicata – tale da imprigionare chi legge o ascolta in un cerchio magico da cui risulta impossibile uscire.

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“Longing” è forse il termine che meglio definisce l’universo del sommo canadese, una parola difficile da tradurre, così intimamente legata alla lingua inglese da rendere ardua la sua resa in qualsiasi altra lingua.

“Longing” è qualcosa più del desiderio, “c’è come un dolore in questo desiderio. Come una richiesta. La speranza e l’impazienza, una sorta di pianto, quasi un grido. Non poterne più di attendere. L’attesa, ma più dell’attesa, più della speranza. … Uno slancio. Un’aspirazione. Una tensione esasperata di tutto l’essere, verso la libertà, o l’amore, tutto ciò cui tendiamo senza arrivare a definirlo, la giustizia o la verità. Forse Dio”.

In Manuale Per Vivere Nella Sconfitta, pertanto, non si sviscerano né si esaltano le differenti partiture di Cohen (cantautore, filosofo, impenitente donnaiolo, junkie, mistico, etc.) ma c’è la suspence nello scoprire, se e fino a che punto, Cohen meriti l’appellativo di Poeta.

In fin dei conti, e come sempre, è però lui stesso a fornirci la risposta migliore.

“La poesia viene da un luogo che nessuno comanda e nessuno conquista.”

MANUALE PER VIVERE NELLA SCONFITTA – PAGINAUNO – 2018

 

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