Sono Stato Più Cattivo attira l’attenzione già dalla copertina. Ritrae un Enrico Ruggeri iconico, quello con gli occhiali bianchi a lenti neri e i capelli biondi che cantava “Contessa”, stilizzato e colorato, stile grafico post-punk, con un giallo tipo neon e un blu elettrico che spiccano su pois neri e mattoncini bianchi. Già così è poesia d’avanguardia, insomma.
L’autobiografia inizia canonica dai primissimi ricordi in una Milano fine anni cinquanta, e primissimi anni sessanta, con sfumature anche siciliane, visto che Ruggeri è un quarto di sangue siciliano. Quarto che lo formerà molto e che se vuole anche ai giorni nostri gli permette di parlare in un dialetto lontanissimo da quel milanese per il quale lo riconoscono tutti.
Il complicatissimo rapporto con il padre trasformerà il suo pensiero fin dalla giovane età, desideroso di essere accettato come ogni figlio e di essere al centro di un’attenzione, invece quasi inesistente.
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La dialettica di Ruggeri esce fuori nel testo dell’autobiografia, sembra quasi di ascoltarlo con la sua classica dizione da milanese colto ed insieme è forte anche il pensiero che si sviluppa dal primo capitolo fino all’ultimo, ovvero la coerenza di un filo conduttore devoto alla ribellione contro le imposizioni e alla ricerca, anche estetica, rivolta sempre verso un’alternativa personale ai consueti dogmi preconfezionati della società che ci circonda.
In Sono Stato Più Cattivo esce fuori tutta la sincerità di Enrico Ruggeri. Ma anche la lucidità nell’affrontare qualunque tipo di situazione dalla felicità più grande al dolore più profondo.
Ruggeri è un uomo fedele, non solo a se stesso, e ai suoi ideali, ma anche alle persone che lo colpiscono e alle quali si concede nonostante un’innata propensione all’introversione.
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Così si passa dagli anni spensierati della scuola, con le prime avventure musicali, alle prime prove di maturità, non molto riuscite. Anche grazie a una naturale propensione al punk e quindi a non dare mai punti di riferimento scontati. Fino al successo quello che ti travolge se non sei solido e dotato di una buona quantità di autostima e di raziocinio.
Il ragazzino impacciato e un pò grassottello si evolve fino a icona indie del punk-new wave. Per poi scoprirsi un notevole autore di canzoni. Per poi trasformarsi in un personaggio unico nel suo genere. Talmente unico da restare impresso anche a chi non è suo fan.
Sono Stato Più Cattivo è un libro dai capitoli fugaci, lampi di pensiero che imprimono sentimento alla carta stampata, poche pagine per ogni ricordo, ma dense di situazioni interessanti e di argomenti raccontati da un punto di vista originale.
Insomma, Sono Stato PIù Cattivo, non è la solita autobiografia del cantante famoso di turno che vuole fare i conti del passato, ma una storia avvincente e ricca di tantissimi spunti interessanti anche dal punto di vista musicale.
SONO STATO PIU’ CATTIVO – MONDADORI – 2017
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