Storie Che Incantano – Intervista Andrea Fontana


Intervista Vanni Santoni

Andrea Fontana Interviste

Andrea Fontana ci concede un’intervista sullo storytelling e sugli argomenti trattati nel suo Storie Che Incantano.

Com’è nata l’idea di Storie Che Incantano?
E’ nata da una serie d’intuizioni che ho avuto osservando l’andamento degli attuali contenuti. Mi sembra di vedere sempre più contenuti incantevoli intendendo per incantevole non tanto il contenuto bello, affascinante ed emozionante ma il contenuto che ti fa rimanere a bocca aperta. Come scrivo anche in Storie Che Incantano.

In altre parole, mi sono accorto che ormai viviamo all’interno del famoso content continuum che è fatto di polarizzazione di contenuti, nel bene o nel male.

La storia di Storie Che Incantano nasce da una mia riflessione sui contenuti polarizzati.

 

Mi puoi dare una tua definizione di storytelling?

Lo storytelling è un approccio scientifico alla comunicazione, e al marketing, e significa comunicare attraverso racconti. Non vuol dire raccontare storie, ma costruire rappresentazioni significative di marche e di vite, anche. Ti chiedi: cosa è significativo oggi? E ti ritrovi a fare storytelling se vuoi trovare significati intorno al tuo brand.

 

Secondo Andrea Fontana cosa è che incanta in una storia?

Se dovessi parlare semplicemente come Andrea, il tema che più incanta Andrea è il riscatto.

Le storie che piacciono di più a me sono le storie di riscatto, vale a dire, le storie dove qualcuno è in uno stato di sudditanza, sta male, ha dei problemi, è sottomesso e si riscatta da questo stato di soggezione morale, esistenziale, economica, eccetera. Questo sono le storie che piacciono a me.

In generale direi però che le storie che funzionano di più oggi sono quelle che portano risoluzioni a problemi esistenziali.

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Ci sono similitudini tra le storie inventate per il marketing e quelle invece per i films?

Ci possono essere diverse sovrapposizioni perché raccontare una storia di due ore per certi versi può essere uguale a raccontare una storia di venti secondi di una pubblicità o di due secondi di un post visivo su Facebook.

Da un punto di vista delle metodologie ci sono delle assonanze. Da un punto di vista delle professionalità e dei mercati di riferimento ci sono invece profonde divergenze che vanno conosciute.

E’ una delle difficoltà del fare storytelling oggi perché presumere di conoscere le tecniche, ti fa credere di poterle applicare ovunque. Invece no, devi conoscere le tecniche e il campo applicativo di riferimento.

Per cui, saper fare storytelling nel cinema non è come saper fare storytelling in azienda e non è come saper fare storytelling nell’editoria.

 

Perché l’uomo ha bisogno del mito?

E’ una domanda contemporaneamente tremenda e semplicissima.

La risposta è altrettanto semplice e tremenda: è perché noi moriremo e non possiamo accettare il fatto di morire.

Quindi abbiamo bisogno assolutamente di raccontarci il perché noi moriremo e scongiurare questo potere immenso che è la morte.

Da qui nascono poi tutte le storie.

Questo lo dicono i grandi maestri delle scienze della narrazione. La nostra mente ha bisogno di trovare un significato del mondo. Siccome la nostra storia di vita finisce con la morte, abbiamo bisogno di storie che ci giustifichino questo evento ultimativo.

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Secondo te finirà mai il potere emozionante di una storia?

E’ una bella domanda, se devo essere sincero, non lo so, nel senso che è probabile che finirà il predominio della narrazione di contenuti testuali per passare, come si sta già vedendo, al predominio della narrazione di contenuti visivi e paratestuali.

Non vuol dire però che la parola e il testo non ci saranno più.

Ovviamente adesso già stiamo vivendo in un ambiente paratestuale, e quindi visivo, ma il prossimo passaggio sarà in un ambiente totalmente ‘esperienzalizzato’ col racconto. Vale a dire realtà aumentata e realtà estesa.

Tutti i nuovi devices che stanno per arrivare sul mercato che si collegano tra di loro, generano realtà che non possiamo percepire ma che contemporaneamente ci racconteranno dei fatti della nostra vita e che sarà il passaggio seguente.

Il coinvolgimento sarà assoluto, non sapremo più distinguere tra realtà e narrazione. In altre parole, tra fatto oggettivo ed esperienza narrativa di quel fatto.

Ti faccio un ulteriore esempio per essere ancora più chiaro. Quando mi metterò, o tu ti metterai, tra un po’ di mesi o anni, degli occhiali con realtà estesa, potremo vedere la persona di fronte a noi. Vedere quello che questa persona ha scaricato, gli ultimi tre video per esempio e magari in un video ci sarà un prodotto che questa persona ha osservato da altri. Ci sarà l’hi-tracking che segnalerà che questa persona ha visto quel prodotto lì che è geolocalizzato vicino a casa nostra. E anche noi potremo andarlo a comprare cliccando sull’icona della geolocalizzazione. Ci si aprirà un pop-up con all’interno il racconto di quel prodotto.

Capisci che diventerà un’esperienza mostruosamente immersiva?

 

I tuoi progetti per il futuro? Magari passerai per la nostra città, Roma?

Sarebbe bello. Adesso gravito più su Milano, ma non è una cattiva idea gravitare più su Roma. C’è una mezza intenzione, vedremo.

Il progetto di Andrea da grande è riuscire a diventare più artista. Oltre a essere sempre uno scienziato del racconto, vorrei diventare anche un’artista del racconto.

STORIE CHE INCANTANO – ROI EDIZIONI – 2018

 

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