The Passenger Messico di AA.VV. – Recensione


the passenger messico

L’estate è alle porte e The Passenger Messico, il ventiquattresimo della collana, è il libro perfetto per scoprire le peculiarità di una delle destinazioni più ambite e controverse d’oltre Oceano.

Iniziamo subito con lo scoprire la sua superficie, la popolazione, che è il Paese col secondo tasso più basso di fumatori dopo l’Islanda, il suo punto più alto che è al confine con gli USA e Veracruz, i vulcani attivi e altre pillole che ci fanno subito inquadrare un luogo grande e sfaccettato.

Poi si passa velocemente e ferocemente alla guerra al narcotraffico, le sue conseguenze, la violenza, la politica e il dispiegamento di militari per strada.

Ho scoperto cosa è il playear, ovvero la ricerca dei panetti di droga che il vento e la marea spingono a riva, che possono cambiare delle vite. In un senso o nell’altro.

Affascinante il capitolo sulle lingue indigene, sulla volontà di riappropriazione dell’identità che passa attraverso di esse, per secoli messe a tacere a beneficio del monolinguismo spagnolo.

In The Passenger Messico le fotografie sono bellissime ed evocative, completano lo scorcio sul Paese che ci viene regalato dai suoi autori.

Ogni anno milioni di pellegrini visitano la basilica di Nostra signora di Guadalupe, sulla collina, a Città del Messico, dove la Vergine è apparsa a un indio pochi anni dopo la conquista spagnola, presentandosi sia come Maria madre di Gesù che come Tonantzin, la madre di tutti gli dèi nella cosmogonia preispanica. Con la sua doppo personalità, la Guadalupana incarna il codice genetico culturale dei messicani“.

Non poteva mancare “Il culto della morte”, con teschi (di zucchero), scheletri e le relative trasposizioni cinematografiche. Da James Bond, con l’apertura mozzafiato di Spectre, a Coco della Disney.

The Passenger Messico ci parla anche della frontiera, Tijuana, della cultura mexica che è ancora viva e vegeta e del cibo, il riso che arrivò dalle Americhe con gli spagnoli ma che divenne parte integrante della loro cultura culinaria.

“Siamo abituati a pensare che la cultura mexica sia stata completamente cancellata dalla conquista spagnola. Ma basta scavare sotto lo strato contemporaneo di Città del Messico, o nelle usanze, nel cibo e nella lingua dei suoi abitanti, per capire che l’antica civiltà non è mai morta e continua a esistere, visibile a chi vuole vederla”.

Il viaggio tra le pagine e il Messico continua, se vuoi farlo anche tu clicca QUI.

Buona lettura!

THE PASSENGER MESSICO – IPERBOREA – 2023

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