Una Stella Di Nome Henry. Una stella che illumina il cielo d’Irlanda.
Dublino di inizio ‘900 è la rappresentazione della miseria. Fame, povertà, disgrazie. Non manca nulla alla città di James Joyce, Samuel Beckett e Oscar Wilde.
Le famiglie vivono di stenti e i bambini scorrazzano allegramente in strada schivando malattie mortali e scappando dalla violenza gratuita dei padri.
In questo scenario chi è Henry Smart?
È il piccolo Henry. È il bambino pestifero, scaltro, che vive di espedienti. Ma un bambino dal cuore d’oro. Perlomeno con il fratellino Victor.
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I giorni sono duri. Mamma Melody è lacerata dalle tante, troppe gravidanze. Papà Henry è consumato dalla brutalità quotidiana, dalla crudeltà che ormai scorreva nelle sue vene. È prigioniero della sua gamba di legno, della sua ascia di guerra: “E lì la violenza e il dolore esplodevano. Picchiava come una furia. Urlava e sbuffava. I pochi che ancora osavano salire quegli scalini dovevano passare sotto l’ombra della rabbia torreggiante di mio padre.”
Victor era tutto ciò che gli rimaneva. Un compagno di giochi, un compagno di sventure. Il fratello fedele nella gioia e nel dolore. Presto però questo legame si dissolverà. Come neve al sole.
Perché Dublino è qualcosa dimenticato da Dio, è il posto dei figli di nessuno. È la città che si spegne lentamente, lontano dai riflettori: “…quando camminavamo da soli per le strade, quando i cavalli erano già chiusi nelle stalle e le puttane se n’erano tornate a casa, era quello il rumore che sentivamo: la città che tossiva.”
La città che tossiva. Victor che tossiva. Victor era morto.
Difficile abbattere Henry. Proprio lui, lo smaliziato, il furbo, l’indiavolato. Henry il genio. L’adolescente cresciuto in fretta, scappato via di casa per nascondersi da quell’esistenza vuota, per assaporare il brivido del pericolo: “Io adoravo la strada, fin dal primo momento che ci ero capitato. Il brulichio, il rumore, gli odori: li divoravo tutti, con una fame insaziabile. La miseria che vedevo attorno a me era uguale alla mia…”
Sopravvivere a Dublino in quegli anni voleva dire fare la guerra agli inglesi. La rivoluzione è vicina, il risveglio del sentimento nazionale non può attendere. Henry è pronto a combattere.
Il 1916 è l’anno della svolta. L’assalto al General Post Office è l’atto eroico che permette di scuotere le anime intorpidite di molti connazionali dell’irrequieto Henry Smart. È anche l’anno dell’amore per il giovane irlandese. C’è la signorina O’Shea, sua ex insegnante e sua futura moglie.
Henry non sa cosa gli riserverà il futuro. La latitanza come volontario dell’IRA, l’addestramento dei giovani ribelli, la sconfitta degli inglesi, la guerra civile. È diventato un uomo ormai, le responsabilità lo esaltano. Sta formando i nuovi eroi, quelli pronti a tutto per la Repubblica.
È diventando padre della piccola Saoirse: “Cercai qualche traccia di me nei suoi lineamenti, e anche di altre persone. Victor e la signorina O’Shea, mia madre e mio padre.”
È costretto a fuggire dai suoi vecchi amici.
Ma c’è ancora l’ultimo mistero da svelare. Chi era veramente Alfie Gandon? Lo scoprirà presto.
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Una Stella Di Nome Henry è il romanzo giusto per capire l’Irlanda e gli irlandesi. Equilibrato, appassionante, avvincente.
Roddy Doyle tocca le corde giuste del lettore. Il carburante che anima il romanzo è una miscela esplosiva di sentimenti. E che sentimenti. Amore, amicizia, lealtà.
Henry Smart è l’eroe, è l’antieroe.
Henry è un combattente. Ha dominato la sua vita con il fucile e la divisa.
“Un uomo col fucile è un criminale. Un uomo col fucile e la divisa è un soldato.”
UNA STELLA DI NOME HENRY – GUANDA EDITORE – 2000
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