Virgil Wander, una citazione:
“Ora mi sembra di avere avuto sempre tutto davanti agli occhi, senza accorgermene. Ovviamente non è così – o almeno non lo è stato per me, un uomo del Midwest che non ha mai volato troppo in alto, che aspirava giusto alla decenza, che ha dato il suo contributo all’informazione pubblica ed è sempre stato morigerato, anche nelle sue sortite romantiche, senza mancare di rispetto a nessuno.”
Virgil Wander è un impiegato comunale nonché il proprietario dell’unica sala cinematografica di Greenstone, una cittadina del Midwest sulla quale da tempo aleggia un’aura di sfortuna.
Mentre l’uomo sta viaggiando lungo la costa del Lago Superiore, la sua auto vola fuori strada e finisce in acqua.
Quando viene tirato fuori, la sua memoria e il suo vocabolario sono compromessi; risvegliatosi in quella che per lui è una sorta di nuova vita, si ricorda di molte persone, ma non di tutte.
Inizia così a rimettere insieme i pezzi, tentando di ricostruire la sua storia personale.
Può contare sull’aiuto della gente del posto: Rune, anziano fumatore di pipa giunto in città per indagare sulla misteriosa scomparsa di suo figlio Alec; Bjorn, il figlio di Alec, un adolescente giudizioso e pieno di passioni, che vuole costruirsi una vita propria e smetterla di essere solo “figlio di quell’uomo”; Nadine, la madre, splendida e affascinante vedova, che porta avanti il lavoro del marito mentre è assediata dai pretendenti che respinge; Tom, un giornalista amico di vecchia data, e i vari membri della famiglia Pea, ognuno alle prese con una personale tragedia.
Virgil Wander è un’esilarante miscela di umorismo e inventiva che è anche un viaggio nel cuore disperato dell’America di oggi.
Il racconto di una sonnolenta cittadina e dei suoi abitanti che non sono mai riusciti ad abbandonarla.
Un posto in cui i fantasmi appaiono sulle acque del lago, i vecchi fanno volare gli aquiloni contro i fulmini e c’è sempre la possibilità di incontrare Bob Dylan che passeggia su Main Street mentre in città impazza un festival in onore della sfortuna.
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Leif Enger è nato nel 1961 nel Minnesota, dove tuttora vive con la moglie e i due figli. Ha esordito nel 2001 con La Pace Come Un Fiume, best-seller salutato dalla critica come il primo grande classico del nuovo millennio.
Enger riesce a mettere in risalto tutto il fascino e la radiante stranezza di ciò che è provocatoriamente ordinario.
Virgil Wander è letteratura nel suo senso più autentico e originario. Il piacere di raccontare – benissimo – una storia su un manipolo di esseri umani. Ognuno con il proprio retaggio esistenziale, malinconici ma anche buffi nella loro ostinata incompiutezza.
Impossibile non amare i personaggi tratteggiati da Enger, che in alcuni momenti mi ricordano quelli de “Una banda di idioti” di John K. Toole.
Un umorismo sottile e stralunato pervade tutta la narrazione, ma non mancano riflessioni e suggestioni più profonde.
L’incidente che accade a Virgil è infatti il pretesto per celebrare le seconde opportunità, quelle occasioni che consentono di ripartire quasi da zero, resettando la vita precedente.
Virgil Wander ci parla soprattutto di speranza.
Perdere la bussola, talvolta, può essere un’occasione.
Forse, la cosa migliore che possa capitarti.
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VIRGIL WANDER – FAZI EDITORE – 2024
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