C’è un posto nella nostra testa dove si annidano tutte le cose non dette. E restano lì a sedimentarsi e a creare alla lunga dei problemi Yasmin Incretolli (altre nostre recensioni e interviste cliccando QUI), in Bellissima, invece le tira fuori con la grazia scomposta di ha il bisogno di esprimersi senza chiedere il permesso.
Un libro così non ti guarda negli occhi, ti buca lo sterno e ti fruga dentro, senza curarsi di essere gentile. Perché la gentilezza è una trappola. La Incretolli questo lo sa, e con coscienza se ne frega.
In Bellissima ti offre un personaggio che è tutto quello che non si dovrebbe essere: autodistruttiva, famelica, sporca, disperata, eppure sincera. Maledettamente sincera.
La protagonista è una ragazza che gira intorno a un vuoto fatto di droga, corpi usati, padri che hanno fallito e madri troppo fragili per tenere il mondo in piedi. Non ci sono svolte salvifiche, non ci sono morali. Questo non è un libro che ti prende per mano. Ti afferra per i capelli e ti trascina. Ti dice: “Guarda.” E tu guardi. Anche quando vorresti voltarti.
Il linguaggio è una delle armi più affilate dell’autrice che scrive come si urlerebbe “è occupato!” in un cesso disastrato di un centro sociale e al contempo come si sussurrerebbe a un’amica mentre ci si trucca gli occhi dopo aver pianto e le si chiede “scusa” per avere sbagliato per l’ennesima volta.
La sua prosa è densa, nervosa, sensoriale. Ti sputa addosso immagini che ti restano appiccicate come sangue secco. Leggere Bellissima è come infilarsi una lametta sotto pelle solo per controllare se si sente ancora di essere vivi. Non è narcisismo. È necessità. È tentare di capire dove finisce il dolore e comincia la carne.
E qui esplode la bellezza. Che non è estetica, non è armonia. È devastazione. È il momento preciso in cui una ragazza, disfatta dalla vita, si infila un vestito leopardato e le basta per sentirsi una regina tra le rovine di una vita che fu. È la scena di uno stupro raccontata con una lucidità che ti mozza il fiato, perché non cerca compassione ma solo verità. È la tenerezza che fa capolino tra le unghie spezzate. Ecco, la bellezza in questo libro è questo: una belva col muso insanguinato che ti guarda come se volesse solo un po’ di pace.
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Il corpo, poi, è protagonista tanto quanto la voce narrante. È un corpo che si consuma, che si usa, che si presta. Non c’è erotismo, c’è bisogno. Fame. Scambio. Punizione. Ogni rapporto sessuale è una deriva. Ogni contatto è un tentativo fallito di sentirsi interi. Incretolli non descrive, incide. Le sue frasi sono bisturi, ti tagliano mentre leggi. Ma non per crudeltà: per onestà. Perché certe cose non si possono dire in punta di penna.
Yasmin Incretolli prende tutto – cultura alta e bassa, trauma e sessualità, poesia e slang – e lo centrifuga in una lingua che è solo sua. Una lingua anticonvenzionale che non chiede il permesso di esistere.
La struttura narrativa non è tradizionale, ma questo lo capisci subito. Non c’è redenzione perché non c’è colpa. Solo tentativi, fallimenti, e poi ancora tentativi. L’autrice non cerca empatia. Ti sbatte in faccia il vissuto e basta. Se ci entri dentro è affar tuo. Se resti fuori, non saprai mai cosa ti sei perso.
Bellissima è un libro che può far male. Ma non nel senso ruffiano del termine. Fa male come fa male guardarsi allo specchio la mattina dopo una notte di eccessi. Fa male come il silenzio tra due amici che non si parlano più. Fa male perché racconta una realtà che esiste, che si muove ai margini. È una realtà che scandalizza e che vive di notte per muoversi in un’accogliente oscurità d’intenti.
Non ci sono risposte alla Baci Perugina. Solo la vita di una ragazza, forse bellissima o forse solo stanca di essere ciancicata.
Yasmin Incretolli non scrive per piacere al pubblico. Scrive per trasmettersi. E Bellissima è il risultato: un ordigno narrativo, una poesia tossica, una carezza con le nocche spaccate.
BELLISSIMA – PIDGIN EDIZIONI – 2025
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