Recensione di La Strada Nuova – Simona Atzori


Atzori La strada nuova Recensioni

Scrive Simona Atzori in La Strada Nuova:
“Ogni fine coincide con un nuovo inizio.”

“Ho imparato, tempo fa, che ogni fine coincide con un nuovo inizio. Me lo insegnava già l’alba, ma io mi svegliavo sempre troppo tardi per capirlo. (…) Il viaggio che mi aspetta non deve portarmi dove decide lui: questa volta voglio essere io a percorrere la mia strada nuova, con consapevolezza. Voglio farlo sulle mie gambe, portando tutto ciò che mi serve, ma con gli occhi, il cuore e l’anima aperti ad accogliere il nuovo. Voglio guardare ciò che arriva e decidere se può entrare nella mia vita, oppure se dirgli di prendere un’altra strada.”

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Nelle prime pagine di La Strada Nuova di Simona Atzori (la bellissima ballerina con i capelli lunghi lunghi) troviamo il concetto del viaggio, il viaggio della vita che ha bisogno di una valigia in cui mettere il necessario per gestire tutte le opportunità che sulla strada ci vengono offerte.

Un diario di emozioni, questo è La strada nuova, sono i pensieri di Simona Atzori regalati ai lettori, scritti in modo semplice, un colloquio che l’autrice fa con se stessa e con chi tiene in mano il suo libro. L’amore per i genitori e la sorella, l’approccio con la malattia del padre e la mancanza della madre, un amore finito, le paure per il proprio futuro, questo racconta Simona Atzori.

“In qualsiasi caso, siamo a un bivio, e dobbiamo svoltare a destra o a sinistra: o lasciamo che quell’ingiustizia, quell’incidente, quel tradimento, quella delusione, quel dramma decida al nostro posto chi saremo da quel momento in poi, oppure ci fermiamo, guardiamo in faccia il nostro presunto “nemico” e decidiamo che saremo noi a determinare chi vogliamo essere e come rispondere a quella prova.”

Leggere La strada nuova è come andare a fare visita a Simona, ci porta pagina dopo pagina in giro per la sua casa, ci offre un caffè nella cucina che ha ristrutturato, ci racconta di pareti abbattute, quelle di cemento e quelle dell’anima e ci insegna la tecnica cosiddetta della visualizzazione, come si fa a visualizzare il futuro? A renderlo tangibile, a renderlo vero?

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“A sei anni ho iniziato a immaginarmi ballare, letteralmente: plasmavo la danza a mia immagine. (…) mi avvicinavo alla sbarra, la guardavo, facevo finta di usarla come tutte le altre bambine, mentre la tenevo semplicemente accanto a me. Sapevo che non mi serviva, ma la sentivo mia amica, e immaginavo di usarla comunque, così come immaginavo di avere le braccia. Lo facevo perché volevo che la danza mi appartenesse tutta: perché fosse così, avevo bisogno di sapere cosa significasse usare anche le braccia, così me le figuravo muoversi nell’aria.” 

Se vi serve una iniezione di coraggio…

LA STRADA NUOVA – GIUNTI EDITORE – 2018

 

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