Carlotta Susca, dopo la recensione di Addicted, ci concede una bellissima intervista.
Ci racconti la genesi di Addicted?
Addicted è nato dall’idea di trattare le narrazioni seriali contemporanee prendendo spunto dal concetto di dipendenza, che viene associato loro sempre più spesso, ma declinandolo in maniera molto ampia. Non abbiamo trattato, quindi, solo la dipendenza dello spettatore, ma anche quella delle serie TV stesse: dal cinema, dalla musica, dal budget.
Addicted è diviso in 5 saggi, è una scelta voluta o data dal destino?
Sono parecchi anni che faccio libri: se non come curatrice, editandoli, impaginandoli o correggendone le bozze, e il destino conta poco in questioni editoriali. Per riprendere l’opposizione di Italo Calvino, si tratta di “mondo scritto”, ed è l’unico che si abbia il potere di controllare, visto che il “mondo non scritto” fa un po’ quello che gli pare.
I quattro autori con cui condivido Addicted hanno apportato in maniera unica e personale un contributo al volume, è la loro voce a renderlo così sfaccettato.
Quando le serie televisive hanno preso tanto spazio nell’immaginario di uno spettatore?
A detta di Gianluigi Rossini (Le serie TV, il Mulino), siamo nella terza golden age della serialità televisiva. Sin dalla loro comparsa, le serie TV hanno fatto presa sull’immaginario collettivo, ma quello che sostengo nell’introduzione di Addicted è che la dipendenza principale dell’essere umano sia quella dalle storie, e che l’audiovisivo sia solo il nuovo paradigma di comunicazione, dopo quello orale e scritto. Siamo sempre attratti dalle storie perché ci consentono di moltiplicare la nostra esperienza, altrimenti limitata al poco tempo che ci è concesso, e di prepararci ad affrontare la realtà.
La serialità ha aiutato gli autori ad esprimersi meglio nell’invenzione delle storie?
Innanzitutto c’è da specificare che l’autorialità non è la stessa per un libro, un film e una serie TV; in Complex TV Jason Mittel sostiene che mentre l’autore di un libro è responsabile di tutto ciò che ci si trova all’interno, per i film è il regista ad assumere questo ruolo (e non lo sceneggiatore), mentre per le serie TV le figure si moltiplicano ulteriormente, e solo lo showrunner ha una posizione di controllo, ma ci sono numerosissimi sceneggiatori e altre figure più legate al management.
La serialità sicuramente influenza la modalità di scrittura: le storie vengono strutturate diversamente in funzione della lunghezza di puntate/episodi e delle interruzioni pubblicitarie; infatti con Netflix – che non ha palinsesto né pubblicità – la narrazione seriale sta cambiando, si pensi alla differenza fra le prime tre stagioni di Arrested Development (su Fox) e la quarta (su Netflix).
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Quando è che si diventa dipendente da una storia? Qual è l’alchimia?
Le corde emotive di ciascuno vibrano per motivi diversi, per questo la moltiplicazione di piattaforme consente di avere prodotti differenti per nicchie di pubblico diverse: rispetto alla televisione generalista dei decenni passati, che doveva andare incontro a una media dei gusti del pubblico, livellandosi verso il basso, oggi ciascuno può trovare dei prodotti ritagliati per il proprio gusto.
Quale serie attualmente in programma in Italia è più generatrice di dipendenze?
Gomorra è l’unica serie TV italiana – accanto a The Young Pope, che però ha una produzione internazionale – che consideri all’altezza della produzione statunitense e britannica, ma ciò non toglie che prodotti qualitativamente differenti possano riscuotere grande successo.
Quale invece nel resto del mondo?
Mi sembra che Game of Thrones abbia un fandom molto ricco ed esigente.
Qual è invece la tua serie preferita in onda e quale del passato?
Fra le serie ancora in produzione, sono molto incuriosita dalla terza stagione di The Good Place, che dovrebbe essere pubblicata nei prossimi mesi (le prime due stagioni mi sono piaciute moltissimo) e spero che prosegua Rick and Morty, sulla cui quarta stagione ci sono incertezze. Fra quelle terminate: sono convinta che Twin Peaks rappresenti il punto più alto della serialità televisiva contemporanea ma sono molto legata a Community e a How I Met Your Mother.
Progetti futuri? Nuovi saggi in vista?
La mia tesi di dottorato è sulle serie TV: sarà pronta per fine ottobre, per il momento la vedo crescere a dismisura e ramificarsi.
ADDICTED – LIBERARIA – 2017
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