Il Socialismo Del Futuro, una citazione:
“I rischi della chiusura identitaria e delle logiche da capro espiatorio saranno superati solo se si arriva a proporre alle classi popolari e alle giovani generazioni una vera strategia di riduzione delle disuguaglianze e di investimenti nel futuro.”
Nell’autunno del 1989 le radio diffondevano le notizie sul collasso delle dittature comuniste e del socialismo reale nell’Est europeo.
Trent’anni dopo, oggi Thomas Piketty ritiene necessario riflettere sia su un nuovo superamento del capitalismo, sia su una nuova forma di socialismo.
La storia deciderà se la parola “socialismo” debba considerarsi definitivamente estinta ed essere sostituita. Forse, può essere salvata.
Perché per lo studioso francese il socialismo resta il termine più adatto per significare l’idea di un sistema economico alternativo al capitalismo.
In ogni caso, non è possibile limitarsi a essere “contro” il capitalismo o il neoliberismo: occorre anche e soprattutto essere “pro”, favorevoli a qualcos’altro.
Il che ci obbliga a individuare con precisione il sistema economico ideale che si desidera adottare, la società ugualitaria che si ha in mente, a prescindere dal nome che alla fine si deciderà di assegnarle.
È diventato d’uso corrente dire che il sistema capitalista attuale non ha futuro, poiché accresce le disuguaglianze e distrugge il pianeta.
Non è scorretto dirlo, salvo che, in assenza di una chiara alternativa, l’attuale sistema ha ancora una lunga vita davanti a sé.
Thomas Piketty, professore dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) e dell’École d’Économie de Paris, dove è codirettore del World Inequality Lab (WIL), è autore di numerosi studi storici e teorici.
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È ancora possibile immaginare il socialismo oggi, in un periodo storico in cui questo ideale sembra aver perso ogni risonanza politica?
Questa raccolta di articoli e riflessioni di Thomas Piketty – pubblicate sul quotidiano francese Le Monde tra il 2016 e il 2020 – prova a rispondere a questa domanda, esplorando le possibilità di superamento del capitalismo contemporaneo e delineando un nuovo modello di socialismo.
Questo “socialismo del futuro”, come teorizzato in questo libro, è un progetto ambizioso che si struttura attorno a concetti fondamentali della gauche intellettuale: un socialismo partecipativo e decentrato, federale e democratico, ecologico, multiculturale e femminista.
A prima vista, nulla di veramente nuovo, visto che queste tematiche costituiscono principi ampiamente consolidati a sinistra.
Tuttavia, il valore aggiunto e la forza della riflessione politica di Piketty è lo smantellamento delle disuguaglianze economiche e sociali.
Non si tratta solo di mettere in discussione il sistema di produzione capitalista e neoliberale, ma di pensare ad un’alternativa politica possibile, egualitaria e sostenibile.
Piketty osserva che, nonostante le difficoltà e i vincoli imposti dal modello neoliberista, le democrazie occidentali europee si sono distinte nella maggior parte dei casi per una diminuzione delle disuguaglianze e per una crescita nel tempo dello Stato sociale.
Il Socialismo Del Futuro invita a ripensare le strutture alla base delle disuguaglianze e dello sfruttamento, proponendo una redistribuzione più orizzontale delle ricchezze con nuove logiche contributive, combinata a un’estensione del ruolo dei lavoratori nei processi decisionali delle aziende.
Una prospettiva tale da mettere al centro il principio “sociale” di partecipazione.
Il progetto di Thomas Piketty risulta particolarmente interessante nonostante, o forse anche grazie a, l’intrinseca contraddizione che racchiude: quella di voler far emergere un mondo nuovo all’interno delle mura di quello vecchio.
Le sue proposte, al contempo radicali e realistiche, insieme alla sua adesione al riformismo, alla solidarietà e all’idea di un’Europa sociale, convincono che sia possibile immaginare un altro modo di fare società.
Si potrebbe tacciarlo di eccessivo ottimismo. Ma non è, forse, proprio l’ottimismo il sale di ogni progetto politico?
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