Rimpalli di Teodoro Lorenzo – Recensione


RIMPALLI Recensioni

Rimpalli è un personale dipinto di Torino e di tutto quello che orbita attorno e dentro al mondo del calcio.

La dinastia degli ultimi re italiani non sarà più la stessa dopo questa lettura. Scopriremo tanti aneddoti di storia torinese e italiana.

In Rimpalli andiamo alla scoperta del protagonista e autore Teodoro Lorenzo che dai calci a un pallone in piazzetta arriva a giocare con l’Alessandria.

Il Dio del Calcio, come viene definito nel libro, è imprevedibile al limite del dispettoso ed è determinante per la gloria di un giocatore di calcio. In qualunque categoria giochi.

Il libro si apre con un fantasmagorico tiro in porta che avrà conseguenze pesanti se va in gol. Ma prima di scoprirlo l’autore ci racconta tutto il contesto dal quale è partito quel tiro. E come ci è arrivato a trovarsi lì per tirare in porta.

Tra i tanti racconti c’è quello dell’allenatore Sacchi Sacchi e di come abbia trovato una falla nel regolamento calcistico dove costruire il suo gioco e la sua fama. Una falla che oggi è diventata una crepa nel calcio giocato, bel calcio addio, e avanti area stretta del fuorigioco, venti giocatori ammassati in un terzo del campo.

Ma la teoria del Dio del Calcio arriva fino al cuore anzi fino all’anima perché a tutti in una qualche partita giocata di calcio è capitato un tiro che ha segnato un gol impossibile. O un errore fatale assurdo, incredibile solo a pensarlo. E così va anche per le grandi stelle del calcio che sbagliano un rigore, come accaduto a Baggio nei mondiali del ’94, o un tiro a porta a vuota e prendono la traversa. C’è qualcosa di superiore che decide chi sì e chi invece no.

Rimpalli racconta dell’infanzia dell’autore e delle partite in piazza e della filosofia che deve essere sempre presente anche nei più giovani calciatori. Filosofia che Teodoro Lorenzo, tramite il suo allenatore agli inizi nella Juventus, spiega talmente bene che mi sento di riportarla:

“Mai rimproverare un compagno, impegnarsi e giocare in silenzio, mai insultare un avversario, mai protestare con l’arbitro. Mai accentuare le conseguenze di un fallo, tipo rotolarsi sull’erba come tarantole, stare sempre in piedi, se possibile, e continuare l’azione, mai simulare. Risparmiare il fiato per correre e se ne rimane ancora, usarlo per incoraggiare un compagno. Mai esultare dopo un gol in modo scomposto, tipo danze tribali o simili, curare il proprio aspetto fuori e dentro il campo, mai i capelli lunghi, mai la maglia fuori dai pantaloncini, mai i calzettoni arrotolati sulle caviglie.”

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Un monito che andrebbe letto prima di ogni partita di calcio per ricordare a tutti l’anima dello sport prima che gli atteggiamenti personali.

L’autore ha una voce schietta, pura e sincera sia che racconti del suo passato, che è quella di un giovane tra anni Sessanta e Settanta, sia che parli della sua Torino, del calcio o del mondo. Viviamo giornate in strada, come allenamenti professionistici, scopriamo un amico profetico che oggi purtroppo non c’è più e andiamo con lui avanti e indietro nel tempo fino a tirare il fiato per quel tiro dell’inizio del libro.

C’è un punto di vista obiettivo e sempre costruttivo e che chiaramente vede con disincanto l’attuale mondo del calcio, lo spoglia della sua spettacolarizzazione per guardarlo con gli occhi di quel bambino che tirava calci nella sua piazzetta.

Ne esce una narrazione piacevole che si fa leggere tutta d’un fiato con momenti nostalgici ed altri allegri, sempre con lo sfondo di una Torino che si evolve come il resto del mondo e come tale inghiotte il passato e quello che di bello c’è stato in luoghi oggi dimenticati o trasformati in favore del progresso.

È anche un ottimo regalo per l’amico/a in cerca di un libro su Torino che non sia la solita guida convenzionale.

RIMPALLI – VOGLINO EDITRICE – 2024

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