Gusto/Disgusto è il libro grazie al quale, attraverso i film più iconici della storia del cinema, ne ripercorriamo la relazione col cibo e scopriamo alcune ricette delle pellicole più amate.
Nelle prime pagine ci racconta della cucina come arte conviviale, di come si riproduce sullo schermo e l’evoluzione nei decenni e nei diversi Paesi.
Come il cibo e la sua rappresentazione cinematografica siano specchi della società, di identità nazionale…
Basti pensare a Totò in Miseria e nobiltà, ai barbecue americani, luoghi attorno ai quali le famiglie si raccolgono la domenica o nelle festività per esprimere il senso di gruppo, famiglia, unità. Tra hamburger e birre ghiacciate.
“Il cibo racconta anche la solitudine, prendendo una forma consolatoria quando, ad esempio, Bridget Jones affoga nel gelato le sue pene d’amore o quando il maniacale professor Michele Apicella affronta nudo un gigantesco barattolo di crema spalmabile nel film Bianca (1984)“.
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Tra i tantissimi e gustosi esempi, in Gusto/Disgusto, si arriva a parlare del cibo utile all’espressione dei sentimenti, il divario sociale, la disparità di classe, l’inclusione e il confronto, come ne Le fate ignoranti…
In American Psycho si mangia e l’importante è con chi, più di ciò che si trova nei piatti.
“Ci sono cibi che sono veri e propri simboli: una cosa semplice come un uovo aiuta Meryl Streep a non crollare in un momento importante di The hours (2002), è simbolo di una dieta pre-allenamento di Rocky (1976), diventa dimostrazione di machismo in Nick mano fredda (1967), quando Paul Newman si guadagna il rispetto dei suoi compagni di detenzione ingurgitando cinquanta uova sode“.
Ma il cibo è anche cultura, tradizione e conseguenti regole e ingredienti accettati dalla società o meno (Noi non mangiamo insetti… o almeno non ancora, ma fino alla scoperta dell’America non avevamo pomodori, patate e peperoni, oggi ingredienti fondamentali della nostra cultura culinaria).
Si parla poi dei fast food ripercorrendo le amate vicende di serie tv come Happy days, Alice, Arnold, Mel’s diner…
“Ne La Tata (1993) assistiamo a qualcosa di particolare, perché, se per l’edizione originale Fran Fine porta in scena le tradizioni ebraiche, in Italia diventa Cacace, viene da Frosinone ed è tutto un tripudio di piatti della cucina mediterranea, ottimo esempio di transcreation“.
Proseguiamo con Friends e il divano della caffetteria, Una mamma per amica e il locale di Luke, The big bang theory e il loro take away orientale…
A proposito di oriente, ho trovato interessante il rapporto cibo-cinema asiatico, con esempi come La città Incantata.
“Mentre in Italia l’arte culinaria è l’arte del gusto e dei sapori, in Giappone è arte visiva: armonia e bellezza del piatto sono indispensabili“.
C’è il capitolo sulle cerimonie e i banchetti di famiglia che, come è giusto che sia, inizia con un capolavoro: Il pranzo di Babette per proseguire con Downtown Abbey, Pranzo di ferragosto, Parenti serpenti, Harry Potter, Il mio grosso grasso matrimonio greco per arrivare ad affrontare il tema del gusto.
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L’autore ci parla dei foodblogger, dei Simpson, Montalbano, il rapporto tra cibo e piacere, cibo ed Eros con Ultimo tango a Parigi e Harry ti presento Sally.
Poi c’è il “cibo per ridere” e si prosegue col Disgusto… fino alla sezione in cui ci fa ripercorre le scene cult, quelle che leggendone le battute riconosciamo subito e di cui possiamo sentirne il suono esatto.
“Maccherone, m’hai provocato? E io ti distruggo”.
Oppure…
“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.
In Gusto/Disgusto tante, tantissime, sono le curiosità che vengono snocciolate e altrettanti i film di cui ci vengono dati dettagli relativi la loro relazione col cibo.
Due arti tanto amate a confronto, in un volume che si divora.
Buona lettura!
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